Il servizio per supporto alla prenotazione di vaccini a fragili e anziani è attivo dal 16 aprile nella biblioteca comunale. L’iniziativa avrà luogo nei giorni di venerdì e martedì.
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Case della Memoria: «noi ci siamo ma lo Stato dovrebbe sostenerci»
L’associazione risponde sul tema dei beni storici in vendita
«Una rete nazionale che mette a sistema le case dei Grandi Personaggi esiste ma lo Stato dovrebbe sostenerla». Così, l’Associazione Nazionale Case della Memoria, che mette in rete 85 case museo in 12 regioni italiane, commenta l’articolo uscito nei giorni scorsi sui media relativo alla messa in vendita delle case dei grandi personaggi. Si parte con un esempio fortunato, la villa di Giovanni Giolitti in Piemonte, che pare sarà acquistata dallo Stato per realizzarne una casa-museo.
Ma si prosegue con tanti altri immobili «ad alto contenuto di storia», destinati alla vendita sul libero mercato, che è possibile accaparrarsi con investimenti più o meno sostanziosi. È il caso della villa appartenuta alla famiglia di Papa Pio XII a Forlì, del palazzetto di famiglia di Jacopone da Todi, di una tenuta di caccia dei Medici a Rignano sull’Arno. E l’elenco prosegue. «Possibile che il Belpaese del turismo non sia in grado di mettere a sistema questi tesori?». È la domanda del giornalista.
«La rete delle Case della Memoria c’è è funziona – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria Adriano Rigoli – ma non riceve fondi, se non modesti, dal Ministero della Cultura. E certamente non ha i fondi necessari a salvare questi immobili. Può solo fare opera di moral suasion contribuendo a tenere viva l’attenzione su questi beni e sui personaggi che vi hanno abitato e che rappresentano l’essenza stessa della nostra cultura italiana apprezzata nel mondo. Lo abbiamo fatto ad esempio per il recupero della villa di Ciro Menotti a Spezzano offrendo al Comune di Fiorano Modenese tutto il nostro sostegno».
«Il ruolo della rete nazionale, che oggi conta 85 case aperte al pubblico, potrebbe essere ben diverso e più incisivo – spiega ancora Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria – se solo fossero messi a disposizione fondi adeguati a impedire la dispersione e l’incuria di questo grande patrimonio presente nel nostro Paese. Una collezione di luoghi densi di storia e di cultura che contribuisce a comporre l’identità nostra cultura italiana».
12 borse di studio all’Alta Scuola di Pelletteria
C’è tempo fino al 2 maggio per iscriversi al corso base
Iscrizioni aperte all’Alta Scuola di Pelletteria per accedere a dodici borse di studio finanziate dalla Fondazione CR Firenze relative al corso base di pelletteria. Destinatari del percorso formativo sono maggiorenni in cerca di prima occupazione, inoccupati, disoccupati, in mobilità dotati di abilità e predisposizione per il lavoro manuale. Per favorire l’inserimento professionale di inoccupati/disoccupati attraverso la formazione professionale, la Fondazione CR Firenze mette a disposizione di ogni partecipante una borsa di studio di 1.550 euro ad abbattimento del costo del corso. Pertanto, la quota di partecipazione diventa di 1.500 euro (Iva inclusa).
[Leggi di più…] info12 borse di studio all’Alta Scuola di PelletteriaOpi Fi-Pt e Università di Firenze: al via il tavolo di confronto sulla professione
L’obbiettivo è affrontare una serie di punti nevralgici per la formazione di infermieri e infermieri pediatrici
Qualità della formazione infermieristica, certificazione delle competenze, istituzione del corso di Laurea in infermieristica pediatrica. Sono solo alcuni dei temi caldi, aggravati dalla situazione pandemica, al centro del primo di una serie d’incontri che vede l’Ordine delle Professioni infermieristiche interprovinciale di Firenze-Pistoia confrontarsi con la Scuola di Scienze della Salute Umana e il Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Firenze. Un dialogo costruttivo, con l’intenzione comune di affrontare una serie di punti nevralgici per la formazione degli infermieri e degli infermieri pediatrici.
[Leggi di più…] infoOpi Fi-Pt e Università di Firenze: al via il tavolo di confronto sulla professioneCorrieri midollo osseo salvavita: l’ostacolo è la burocrazia
“La pandemia non ci ferma, la burocrazia forse sì”
I corrieri del midollo osseo sono fondamentali per sostenere ed effettuare trapianti, e nonostante l’emergenza sanitaria hanno continuato a circolare. La burocrazia invece li mette a rischio.
[Leggi di più…] infoCorrieri midollo osseo salvavita: l’ostacolo è la burocraziaPizzaMan Firenze e l’app salta coda
Metodo alternativo per ordinare la pizza con un click
Pizzaman Firenze non teme la zona rossa, anzi, propone ai suoi clienti un’app innovativa che permette di ricevere la pizza a casa col 10% di sconto.
[Leggi di più…] infoPizzaMan Firenze e l’app salta codaMostro di Firenze, nuova pista dagli Usa
Lo scrittore Michael Rodelli: “Un killer solitario con una perversione per le lame, non per la Beretta 22”
Mostro di Firenze, c’è una nuova pista che arriva dagli Stati Uniti. A portarla avanti lo scrittore investigativo Michael Rodelli, noto negli States per il suol libro d’inchiesta sul killer dello Zodiaco. Rodelli, nella sua esperienza letteraria, ha lavorato coi principali profiler americani. Per questo ha voluto analizzare la psicologia criminale del mostro di Firenze da una diversa prospettiva.
“Per anni – ha detto Rodelli – gli inquirenti, i media, e più in generale tutti coloro che hanno seguito la vicenda del Mostro di Firenze, hanno subito la fascinazione della pistola. Io penso si debba provare a cambiare punto di vista: E’ la lama su cui dovremmo concentrarci a mio avviso. La lama e alle deviazioni mentali che dalla lama scaturiscono. A mio avviso la cosa che in una certa misura ha protetto il Mostro nel corso degli anni è stata la fascinazione collettiva per la pistola Beretta serie 70 e per i proiettili Winchester serie H nel corso degli anni”.
La tesi dello scrittore americano parte dall’analisi dei vari casi per arrivare a un’ipotesi nuova rispetto a quelle vagliate nel tempo e analizzate anche da tutti gli scrittori che hanno lavorato al tema. In base alle conoscenze acquisite nel tempo ha puntato sulla classificazione dei killer seriali in base alle reazioni emotive che scatenano l’istinto a uccidere. “Per questo genere di delitti – ha aggiunto Michael Rodelli – ci si regola su quattro categorie principali di assassini. Due si basano sul bisogno di potere di queste menti criminali, due sul bisogno di esprimere rabbia”.
Ma il Mostro di Firenze per i profiler in quale categoria potrebbe essere inserito? A titolo esemplificativo, Zodiac, il serial killer che uccise cinque persone in California alla fine degli anni ’60, avrebbe ucciso per il gusto del potere e per il controllo del potere; mentre assassinavano eccitati dalla rabbia Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee) o Jack lo squartatore. “Questo ultimo genere di assassini seriali – ha detto Michael Rodelli – amano torturare le loro vittime. Possono evolversi nel tempo lungo i loro percorsi criminali, tanto da praticare la necrofilia (come Ted Bundy, o Jeffey Dahmer) e, infine, il cannibalismo (Dahmer).
Una parafilia praticata da alcuni sadici sessuali è nota come piquerismo. Questa è la derivazione dell’eccitazione sessuale dall’accoltellare o penetrare in altro modo nel corpo di un individuo, sia con un coltello che forse, secondo alcuni profiler, da un’attività di cecchino. Jack lo Squartatore era un classico piquerista, le cui mutilazioni da coltello sono progredite continuamente nel corso dei suoi crimini culminando con l’annientamento quasi completo della sua ultima vittima, Mary Jane Kelly.
Il Mostro è un killer solitario affetto da piquerismo
Secondo lo scrittore americano, il Mostro di Firenze sarebbe un piquerista solitario che traeva soddisfazione sadica e sessuale dall’uso del coltello. “Il mostro di Firenze – ha detto Rodelli – ha lasciato la sua firma nel sangue su ogni scena del crimine. Ce n’è una in particolare che è la chiave per smantellare la tesi dei “compagni di merende” come banda organizzata che raccoglieva feticci su commissione per un ipotetico livello superiore, o una setta che li utilizzava per i loro rituali oscuri. Dobbiamo lasciarci alle spalle il concetto di “dietrologia” e le sue complessità. Il caso non è così complesso e guardarlo in un modo che porta a più assassini e cabale segrete offusca il quadro. A mio avviso il Mostro era, secondo le sue scene del crimine, un sadico sessuale solitario, e su questo bisogna orientarsi”
La scena del crimine sarebbe quella di Borgo San Lorenzo del settembre 1974, quando il Mostro uccise Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. “A Borgo San Lorenzo – ha detto Rodelli – il Mostro è partito sparando alle due vittime. Ha poi trascinato la Stefania Pettini fuori dall’auto e l’ha pugnalata più di novanta volte. Solo tre di quelle ferite furono potenzialmente fatali, le rimanenti sono ferite superficiali, come volesse “pungerle” il corpo con il coltello. Non venne eseguita l’escissione del pube.
Perché? Se i compagni di merende fossero stati pagati dai loro ricchi “benefattori satanici” per raccogliere questi organi, perché si sono presi il tempo di pugnalare la povera ragazza così tante volte ma non hanno raccolto l’unico oggetto che avrebbe portato loro il denaro che presumibilmente cercavano? quale era presumibilmente il loro obiettivo? Il Mostro ha anche pugnalato inutilmente Pasquale Gentilcore, nonostante fosse già deceduto. Perché l’ha fatto se l’obiettivo era altro?”.
Il crimine del 1974 per lo scrittore americano è stato la prima evoluzione del maniaco delle compiette. La “puntura” superficiale del corpo di Stefania Pettini con il coltello rappresenterebbe il piquerismo, che è una sorta di curioso sondaggio del corpo con la lama. “La profanazione del corpo della ragazza – ha detto lo scrittore americano – con un tralcio di vite potrebbe non essere stata necessariamente il segno di impotenza (come evidenziato dal primo profilo del mostro fatto dall’FBI alla fine degli anni ’80) ma piquerismo.
Il Mostro di Firenze e le sue evoluzioni criminali
Quest’uomo non si è svegliato un giorno ed è improvvisamente diventato Il Mostro. Si è evoluto nel tempo. Del resto è stato provato da profiler e psicologi forensi che il piquerismo, quasi completamente sconosciuto nel 1974 ma oggi parafilia conosciuta e accettata, include non solo le due coltellate alla vittima maschio ma anche attività da cecchino (cioè, colpi di arma da fuoco) e in qualche caso morsi o altre modalità di penetrazione. Ecco perché Borgo San Lorenzo è stata la svolta. Dopo Borgo San Lorenzo, il killer ha avuto sette anni per fantasticare su quello che aveva fatto, poi si è evoluto al livello successivo: la raccolta dei feticci femminili, come i suoi trofei”.
Il tema dei ‘trofei’ è ulteriormente da approfondire. “Si tratta di una questione delicata – ha detto ancora Michael Rodelli – che dovrebbe essere affrontata da un profiler d’élite. Fino a oggi nessuno si è voluto cimentare in questo difficile compito proprio perché questi sono i casi più difficili. Le domande in campo sono svariate. Qual è era l’uso di questi feticci? Servivano per rivivere i suoi crimini e magari provare piacere nel contemplarli stando al sicuro dentro casa? O potrebbe essere molto più oscuro di così? Ci potrebbe essere anche un ulteriore aspetto, un abisso in verità: potrebbero quei feticci essere stati consumati?
Il cannibalismo come modo per far diventare le vittime parte di lui. Sono tante le domande che restano ancora aperte anche sull’identità di questo serial killer che potrebbe essere identificato a mio avviso esaminando il suo percorso evolutivo negli anni prima del 1974. Cosa faceva dieci e vent’anni prima del 1974? Per quali tipi di crimini potrebbe essere stato arrestato? Quali errori o comportamenti giovanili possono aver rivelato chi sarebbe diventato alla fine? 2) Dopo l’ultimo omicidio del 1985 si è evoluto ancora una volta in qualcos’altro? E soprattutto è morto o forse è ancora vivo da qualche parte?”
L’appello finale
“Occorrerebbe provare a muovere l’opinione pubblica – ha concluso Rodelli – provando a chiedere alle persone che hanno vissuto quell’epoca di pensare a qualcuno che da giovane era affascinato dai coltelli, non dalle pistole. Forse qualcuno a cui piaceva pugnalare o impalare piccoli animali o anche pungere casualmente parenti o altre persone con spilli opiccoli attrezzi o coltelli. Credo che le persone con inclinazioni così strane potrebbero ancora risaltare nella mente di parenti e amici. Penso anche che un profiler professionista tra i migliori su piazza potrebbe riesaminare da capo tutto il caso. Perché a mio avviso accoltellare i segni trovati sulle scene del crimine rappresentano chiaramente il piquerismo, così come l’attività da cecchino. La fascinazione del mostro era per un coltello, non per una pistola. Proviamo a levare la Beretta dalla sua mano e ad armarlo con un coltello. Pensandolo da giovane. Potrebbe essere un nuovo punto di vista.
Ospedale di Pistoia: Opi Fi-Pt sollecita politiche urgenti sul fronte emergenza dei servizi di cura
La reazione dell’Ordine alle immagini andate in onda lo scorso 7 aprile sulle tv nazionali
«Le immagini andate in onda sulle tv nazionali lo scorso 7 aprile relative alla situazione dell’ospedale di Pistoia non stupiscono purtroppo gli addetti ai lavori ma sono comunque un’ulteriore riprova della gravità della situazione. Sono praticamente identiche a quelle dell’aprile 2020, evidenziando come, nonostante siano passati tredici mesi, non sia cambiato niente sul fronte dell’emergenza dei servizi di cura». Sono le parole del consiglio direttivo dell’Ordine interprovinciale delle Professioni Infermieristiche di Firenze e Pistoia.
[Leggi di più…] infoOspedale di Pistoia: Opi Fi-Pt sollecita politiche urgenti sul fronte emergenza dei servizi di curaMalati oncologici: ATT lancia il servizio “PrelievoPlus”
È possibile dare il proprio contributo all’iniziativa partecipando alla raccolta fondi
Garantire ai malati oncologici, che devono spesso sottoporsi ad analisi, di effettuare i prelievi ematici in tutta sicurezza senza dover uscire di casa, ottimizzandone il relativo trasporto in laboratorio. È questo l’obbiettivo di “PrelievoPlus”, il nuovo progetto lanciato da ATT-Associazione Tumori Toscana.
L’emergenza Coronavirus ha aggravato la condizione di fragilità e isolamento dei malati di tumore, rendendo più che mai necessario il ricorso alle cure domiciliari, comprensive di tutta una serie di servizi indispensabili per non esporre a rischio la loro salute già compromessa.
[Leggi di più…] infoMalati oncologici: ATT lancia il servizio “PrelievoPlus”Careggi, sospeso il protocollo Teledrin
Opi Firenze – Pistoia ottiene la sospensione del protocollo
«La tecnologia sostiene il professionista ma va coordinata con l’intervento umano e i dati risultanti dall’utilizzo della telemetria vanno saputi usare e canalizzare nel modo giusto. Per fare questo serve un setting che lo permette e persone preparate». Così l’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia commenta la sospensione dell’implementazione della Procedura Teledrin nel reparto di degenza Cardiotoracovascolare di Careggi, seguita proprio all’intervento dell’Ordine. Su segnalazione di alcuni suoi iscritti, Opi Firenze-Pistoia è infatti intervenuto per approfondire su alcune criticità relative all’applicazione, proposta dall’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, della Procedura Teledrin nel setting degenza del DAI Cardiotoracovascolare.
Il nuovo sistema avrebbe previsto di implementare la telemetria, ovvero il controllo in tempo reale di tutti i parametri vitali del paziente, su tutti i posti letto presenti nel reparto (laddove ora è utilizzato solo in parte) e consegnare il teledrin, una sorta di cercapersone che avvisa di un’eventuale criticità, a un singolo infermiere referente. Dopo un approfondimento tecnico, Opi Firenze – Pistoia ha riscontrato criticità rilevanti ai fini del percorso di cura degli utenti e ha inviato una lettera destinata alla direzione con l’intento di aprire un tavolo di dialogo, ottenendo la temporanea sospensione del protocollo. In particolare l’obbiettivo è fare luce sugli aspetti relativi al rischio clinico e all’assunzione di responsabilità del personale coinvolto.
«Non abbiamo chiesto di non introdurre la tecnologia, che reputiamo fondamentale – spiegano da Opi Firenze – Pistoia – ma abbiamo sollecitato un tavolo tecnico per parlare del contesto in cui si era proposto di applicare il sistema, anche in termini di dotazione di personale. L’obbiettivo è quello di aprire un confronto sul modello di servizio di quell’area, che è sì un reparto di degenza ma con pazienti di rilevante complessità clinico assistenziale, e sul contesto applicativo. E riteniamo che sia necessaria un’adeguata formazione del personale a monte, per poter affidare ai colleghi la gestione dei sistemi di telemetria. Gestire tutti i pazienti con il Teledrin implica un aumento dei carichi di lavoro e introduce un problema di rischio clinico, a discapito della corretta presa in carico del paziente».