In altri cinque porti toscani i pescatori potranno portare a riva i rifiuti “pescati” in mare. Dopo Livorno, il progetto “Arcipelago Pulito” diventa un modello per altri porti della Toscana. Argentario, Castiglione della Pescaia, Viareggio, Piombino e Portoferraio all’Elba sono pronti a replicare l’esperienza. «Il Ministero ha appena firmato il via libera a un nuovo protocollo che permette di estendere il progetto» ha detto l’assessore alla presidenza della Toscana, Vittorio Bugli nell’ambito del G20 delle spiagge. «La legge da sola però non basta – ha aggiunto Bugli -. Occorre adesso anche costruire un sistema industriale per lo smaltimento dei rifiuti raccolti dai pescatori in mare».
Il progetto è nato solo un anno fa
La Regione aveva tenuto a battesimo il progetto un anno fa nello spicchio di Tirreno davanti a Livorno. La sperimentazione, esempio di economia collaborativa e circolare, era stata presentata l’anno scorso a fine giugno a Bruxelles al Parlamento europeo. Parallelamente era stato chiesto al Governo di approvare velocemente una legge. Dopo i primi sei mesi la sperimentazione era stata prorogata di altri quattro. La soluzione e il modello virtuoso messo in moto sono apparsi fin da subito capaci di portare risultati concreti.
Un modello virtuoso tutto toscano
Grazie ad “Arcipelago Pulito”, i pescatori possono portare a riva i rifiuti (soprattutto le plastiche) tirati su con le reti assieme al pescato. Un progetto tutto toscano e unico al mondo. Rispetto ad esperienze simili realizzate in altri mari può contare su una filiera completa dalla raccolta allo smaltimento. Tutto è nato da un vuoto normativo da colmare. I pescatori che accidentalmente tirano su con le loro reti rifiuti e plastiche ne sono considerati responsabili nel momento in cui li conducono in porto e sarebbero quindi costretti a pagarne i costi di smaltimento. Nella pratica, i rifiuti vengono rigettati in acqua.
Niente più sanzioni
«Arcipelago Pulito ha permesso di portarli a terra, con la soddisfazione di tutti – ricorda Bugli – e senza che i pescatori rischiassero più una multa». Nel porto di Livorno è attiva una vera e propria filiera dei materiali di scarto abbandonati in mare, che parte dai pescatori e arriva all’impianto di recupero di Revet. Un passo significativo, in una situazione globale che vede ogni anno 280 milioni di tonnellate di plastiche prodotte. Una cifra che rischia il raddoppio entro il 2050. E almeno 250 miliardi sarebbero, nel solo Mediterraneo, i microframmenti, i più pericolosi perché finiscono nella catena alimentare.
18 quintali di rifiuti in sei mesi
Il progetto vede il coinvolgimento e la collaborazione di più soggetti. Il Ministero, Legambiente, la Guarda Costiera, l’Autorità di sistema portuale del MarTirreno Settentrionale, Unicoop Firenze che ha contributo con un sostegno ai pescatori, la società Labromare che gestisce la raccolta dei rifiuti nel porto e Revet che li ricicla. Solo da aprile 2018 fino allo scorso settembre, “Arcipelago pulito” ha permesso di raccogliere con una mezza dozzina di piccoli pescherecci oltre 18 quintali di rifiuti (oltre 24 mila litri). Circa il 20 per cento è composto da plastiche riciclabili. E il mare ringrazia.
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