Grande mobilitazione in attesa del 4 maggio
Iniziative forti che vedranno il coinvolgimento dell’intera rete del commercio e della ristorazione, con tutti gli esercizi aperti. Intanto, Confcommercio Toscana scrive al presidente della Regione Toscana e ai Prefetti per sollecitare il premier Conte a modificare il calendario della fase 2. La richiesta nello specifico è di anticipare al 4 maggio la riapertura dei negozi al dettaglio e al 18 quella dei pubblici esercizi.
Riapertura dei negozi al dettaglio e dei pubblici esercizi, la richiesta di Confcommercio Toscana
Confcommercio Toscana chiede la riapertura anticipata delle imprese. Quella posta al premier Conte, è una domanda necessaria per riaprire il 4 maggio negozi al dettaglio e il 18 maggio tutti i pubblici esercizi. L’anticipazione, dunque, rispetto a quanto predisposto durante la conferenza stampa del 26 aprile passato, sarebbe di solamente 2 settimane. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha infatti previsto le riaperture dei negozi il 18 maggio e dei bar e ristoranti il 1°giugno. Così, con queste predisposizioni, sono molte le problematiche a cui si va in contro. Stando infatti alle previsioni dell’associazione di categoria, il 20% delle loro aziende potrebbe non riaprire mai più.
Anna Lapini, presidente di Confcommercio Toscana, sulla richiesta di riapertura
«Ci siamo mobilitati scrivendo a livello provinciale a tutti i Prefetti della regione perché accettino la nostra richiesta, al tempo stesso a livello regionale, insieme ad altre associazioni, abbiamo avanzato la stessa richiesta al presidente Rossi perché se ne faccia portatore nei confronti del presidente del Consiglio Conte, se possibile insieme ai presidenti di altre Regioni (come Emilia Romagna, Veneto e Umbria». Spiega così la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini. Inoltre, continua «La necessità di una mobilitazione generale per quel giorno è fortemente sentita da tutti gli imprenditori toscani, ma anche da privati cittadini che in queste ore ci stanno manifestando la loro piena solidarietà”, sottolinea la presidente. “Stiamo quindi studiando iniziative molto forti che prevedono il coinvolgimento dell’intera rete toscana del retail e della somministrazione. Sempre che, ovviamente, le nostre richieste in merito al nuovo calendario delle aperture non vengano accettate»
Confcommercio Toscana chiede riapertura anticipata delle imprese, le parole della lettera
«In questi due mesi di lockdown gli imprenditori da noi rappresentati hanno dimostrato serietà e grande senso di responsabilità, rispettando le regole in essere per il contenimento del contagio. Sono dunque perfettamente in grado di continuare a dare il loro contributo attivo nella gestione dell’emergenza sanitaria, anche nella ripresa della loro attività, che sarà ovviamente improntata alla massima sicurezza e alla tutela della salute propria, dei propri collaboratori e dei clienti», si legge nella lettera di Confcommercio sulla riapertura anticipata delle imprese.
Ulteriori dettagli dalla lettera di Confcommercio Toscana al premier Conte
Il testo della lettera dove Confcommercio Toscana chiede riapertura anticipata delle imprese continua. «Una riapertura di queste imprese anticipata rispetto ai tempi annunciati dal presidente Conte verrebbe poi a correggere un’eventuale anomalia. Attualmente sono infatti consentite attività e servizi potenzialmente più esposti ai rischi del contagio per il numero di persone coinvolte (si veda il caso del trasporto pubblico o del lavoro nelle grandi imprese del settore manifatturiero). Non si capisce dunque come possa nuocere alla salute pubblica la riapertura di piccoli negozi o di pubblici esercizi dove l’ingresso dei clienti sarebbe comunque contingentato».
Lapini e Cursano, le conclusioni
«Sottolineiamo inoltre la valenza sociale di una ripartenza delle imprese del terziario, per il ruolo che esse hanno nella promozione e diffusione, fra la cittadinanza, di comportamenti responsabili e rispettosi delle regole. Gli unici che, del resto, ci consentiranno di convivere con la pandemia in atto senza però rinunciare ad una qualità di vita accettabile». Questo è quanto aggiungono in conclusione i presidenti Lapini e Cursano.
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