Il verde brillante della prateria, dimostrava in maniera lampante, l’esistenza di Dio. Del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia.
(Francesco De Gregori – Bufalo Bill)
Il senso della frontiera, della prateria, è nell’anima di tutti gli americani. Anche di quelli arrivati dall’Italia, come Rocco Commisso, patron della Fiorentina. Tutti poco inclini a tollerare la burocrazia, le attese, le lobby. Così poco inclini a tollerarle, le lobby, che le hanno ingabbiate portandole alla luce del sole, così tutti giocano a carte scoperte e sanno che devono farci i conti.
Rocco vuole costruire lo stadio per la sua Fiorentina. Un impianto moderno, ma anche un sistema economico con strutture ricettive e spazi commerciali. E’ il nuovo modello di business legato al calcio che un imprenditore contemporaneo non può ignorare. Solo che Firenze è una palude. Dove si litiga su tutto. E i percorsi non sono sempre così lineari.
Lo stadio della Fiorentina
Un esempio? Le opzioni in campo. Il Franchi è difficile da ristrutturare: serve un atto di coraggio e un passo indietro sul suo status di monumento; difficile. L’area Mercafir, che doveva essere la panacea, la soluzione, è praticamente un campo minato. Solo l’idea di realizzare un nuovo mercato generale, trasferire gli operatori da quello vecchio, far partire l’intervento in quell’area già satura per viabilità e insediamenti, fa passare la voglia.
Quindi? Rocco vuole lasciare un segno tangibile nella sua terra natia. Raccontare la storia del ragazzo partito per l’America e tornato da vincitore. Legittimo. Quindi l’unica soluzione praticabile è cavalcare verso la vecchia ‘prateria’, il West, che da sempre attrae l’americano: terreno vergine a Campi Bisenzio, nel cuore dell’area metropolitana fiorentina. Un luogo fisico, l’area metropolitana, che per i fiorentini di ‘dentro le mura’ è stato concepito sempre come il tappeto sotto al quale mettere la polvere (carcere, depuratore, inceneritore, aeroporto, svincoli, discariche).
Rocco, americano inside, punta dritto al West. Opziona i terreni di Campi Bisenzio e dice che lo stadio lo vuole fare lì. Deluso da tutte le parole, da americano è pronto a ‘smazzare’, andare avanti senza paura. Purtroppo sono già pronti i distinguo, nascono comitati come funghi, i politici sono pronti ad addormentare la partita, gli ecologisti, gli industriali, le cavallette.
Tra Campi e il West c’è l’Italia. Non quella dei sogni da emigrante di Rocco. Tra Campi e il West c’è l’Italia peggiore.
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