«Rimuoverla significherebbe tradire la nostra memoria storica»
Sulla questione della statua di Montanelli a Milano, di cui l’associazione dei Sentinelli ha chiesto la rimozione sull’onda delle manifestazioni seguite all’uccisione di George Floyd e che è stata poi imbrattata di vernice, si pronuncia anche l’Associazione Nazionale Case della Memoria. La realtà, che abbraccia 78 case museo in 12 regioni italiane, nella sua rete accoglie anche le “Stanze” di Montanelli. Sono ospitate all’interno del Palazzo della Volta di Fucecchio (Firenze), sede della Fondazione Montanelli Bassi. Si tratta dei due studi del giornalista, quello di Milano e quello di Roma, trasferiti nel suo paese natale. Conservano numerose e testimonianze legate alla vita e alla carriera del giornalista.
“Rimuovere la statua di Montanelli significherebbe anche tradire la memoria storica del Paese”
“Rimuovere la statua di Montanelli significherebbe offendere la memoria di un grande giornalista ma anche tradire la memoria storica del Paese”«Crediamo che anche solo ventilare l’idea di rimuovere la statua di Indro Montanelli significhi non solo offendere la memoria di un grande giornalista ma anche tradire la memoria storica del nostro Paese. Quella che la nostra associazione, attraverso la valorizzazione delle case-museo dei grandi personaggi si impegna a tutelare – afferma Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Siamo quindi d’accordo con quanto già espresso dalla Fondazione Montanelli Bassi nel condannare questa polemica paradossale».
“Fare distinzione fra ciò che è necessario condannare e ciò che è invece un pretesto strumentale”
«L’eredità che ci hanno lasciato i grandi del nostro passato rappresenta il patrimonio genetico della collettività – prosegue Marco Capaccioli vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Cancellarne un simbolo significa cercare di cancellare una parte di questo patrimonio, di quel background culturale che alimenta la nostra Memoria. Occorre, a nostro avviso, fare distinzione fra ciò che è necessario condannare e ciò che è invece un pretesto strumentale. Che non giova né al presente né alla costruzione del nostro futuro».
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