A cura di: Sharon Maltinti, Giampiero Montanelli, Tiziana Nannelli, Diletta Calamassi
Secondo alcuni studi, i professionisti che operano nella sanità, sono sottoposti a sviluppare il Burnout. Come contrastare l’insorgere e lo sviluppo di questa sindrome è argomento dibattuto ed oggetto di ricerca da anni perché le sue conseguenze sono tali da portare la persona, l’operatore, a esiti tali che possono sfociare anche, come ultimo estremo step, al suicidio. Una tra le possibilità è il potenziamento delle Life Skills.
La sindrome da Burnout
Il Burnout è una sindrome caratterizzata da: esaurimento emotivo (come risposta a una situazione di eccessivo coinvolgimento emotivo e per cui la persona si sente stanca, svuotata di ogni energia fisica e mentale); depersonalizzazione (come tentativo di coping che si manifesta con distacco e disumanizzazione nei confronti dell’utente); riduzione delle capacità personali/realizzazione personale (dovuta alla percezione di inadeguatezza al proprio lavoro, che comporta a sua volta la caduta dell’autostima e l’affievolimento del desiderio di successo).
Life Skills: le abilità cognitive che possono aiutare a fronteggiare lo stress
Le Life Skills sono abilità innate (cognitive, emotive e relazionali) che consentono alla persona di assumere un comportamento positivo e versatile nei confronti delle sfide della vita quotidiana e fronteggiare efficacemente situazioni stressanti e di sofferenza. Le Life Skills possono essere numerose, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha identificate dieci, come componenti del nucleo fondamentale: consapevolezza di sé; gestione delle emozioni; gestione dello stress; empatia; comunicazione efficace; relazioni efficaci; problem solving; senso critico; prendere decisioni (decision making); creatività.
Tali abilità dovrebbero essere costantemente “allenate” nella vita quotidiana, anche grazie a specifici percorsi formativi. Per l’individuo, possedere alti livelli di Life Skills significa avere la capacità di gestire meglio lo stress e, probabilmente, acquisire una maggior protezione dal burnout. L’obiettivo dell’indagine è stato quindi quello di: “quantificare negli infermieri il livello delle Life Skills e determinare l’eventuale relazione tra queste e i livelli di Burnout individuali”.
In relazione a materiali e metodi, l’indagine si è realizzata mediante la costruzione di un questionario comprensivo di strumenti validati (Life Skills Assessment Scale e Maslach Burnout Inventory) e la diffusione dello stesso on-line. Le relazioni tra Burnout e Life Skills sono state esplorate mediante il test del Chi quadro.
I risultati dell’indagine
L’indagine ha prodotto i seguenti risultati: hanno compilato il questionario 161 infermieri (77% femmine) con età media di 40 anni (DS±9.8, range 23-58 anni). La maggior parte dei soggetti presenta un livello medio di Like Skills, sia nello score globale che negli scores relativi ad ogni dimensione. I livelli delle tre dimensioni del Burnout risultano prevalentemente bassi nei soggetti, compresa la realizzazione personale. Le donne presentano livelli più alti rispetto ai maschi (r=7.84; p=0.04), ma più bassi livelli nell’ambito della realizzazione personale (r=8.82; p=0.01).
Il vivere in coppia e l’avere figli sembra non influire sui livelli di Life Skills, ma chi ha figli (anche tra gli uomini) risulta avere livelli più bassi di depersonalizzazione (x2=9.98; p=0.00). I soggetti con alti livelli presentano bassi livelli di depersonalizzazione (r =14.08; p=0.02). I soggetti che hanno un alto score nella comunicazione efficace risultano avere livelli più bassi di depersonalizzazione (x2=14.62; p=0.02). Anche la relazione tra alti livelli di empatia e bassa depersonalizzazione risulta significativa (x2=16.06; p= 0.01).
Non sempre la partecipazione al corso specifico per il potenziamento di una delle dieci Life Skills individuate dall’OMS ne ha garantito alti livelli. Le relazioni significative tra partecipazione al corso specifico e alti livelli per la relativa Life Skills, sono state individuate per: gestione delle emozioni (r=13.36; p=0.00); empatia (r= 18.88; p= 0.00); problem solving (r= 7.6306; p=0.0543).
Bassa realizzazione personale per le donne con alti livelli di Life Skills
In sintesi, la bassa realizzazione personale sembra riguardare maggiormente le donne con alti livelli di Life Skills. Questa relazione potrebbe essere legata alla propensione della donna a rispondere e a farsi carico dei bisogni degli altri. Le richieste culturali nei confronti della donna, legate al prendersi cura dei figli e a rispondere ai bisogni altrui, possono essere considerate in parte funzionali (perché rispondono a certi bisogni della donna stessa, come il sentirsi importanti, l’acquisire potere personale nelle relazioni sociali e anche un maggior potere contrattuale all’interno delle mura domestiche), ma dall’altra potrebbero risultare disfunzionali e favorire lo sviluppo di una bassa realizzazione personale.
L’empatia, in ambito professionale, favorisce la relazione terapeutica e il possedere alti livelli di empatia sembra essere un fattore protettivo. L’avere alti livelli di Life Skills è correlato con l’avere bassi livelli di Depersonalizzazione. Nonostante i numerosi limiti di questa indagine, i dati suggeriscono negli infermieri l’esistenza di una correlazione tra livelli di Life Skills e livelli di Burnout, che spinge a ipotizzare che il potenziamento delle prime potrebbe avere un valore protettivo o comunque contribuire alla prevenzione del secondo. La partecipazione a specifici percorsi formativi potrebbe favorire il potenziamento delle Life Skills individuali.
Per chi vuole approfondire lo studio completo è visibile al link:
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