Lo scrittore Michael Rodelli: “Un killer solitario con una perversione per le lame, non per la Beretta 22”
Mostro di Firenze, c’è una nuova pista che arriva dagli Stati Uniti. A portarla avanti lo scrittore investigativo Michael Rodelli, noto negli States per il suol libro d’inchiesta sul killer dello Zodiaco. Rodelli, nella sua esperienza letteraria, ha lavorato coi principali profiler americani. Per questo ha voluto analizzare la psicologia criminale del mostro di Firenze da una diversa prospettiva.
“Per anni – ha detto Rodelli – gli inquirenti, i media, e più in generale tutti coloro che hanno seguito la vicenda del Mostro di Firenze, hanno subito la fascinazione della pistola. Io penso si debba provare a cambiare punto di vista: E’ la lama su cui dovremmo concentrarci a mio avviso. La lama e alle deviazioni mentali che dalla lama scaturiscono. A mio avviso la cosa che in una certa misura ha protetto il Mostro nel corso degli anni è stata la fascinazione collettiva per la pistola Beretta serie 70 e per i proiettili Winchester serie H nel corso degli anni”.
La tesi dello scrittore americano parte dall’analisi dei vari casi per arrivare a un’ipotesi nuova rispetto a quelle vagliate nel tempo e analizzate anche da tutti gli scrittori che hanno lavorato al tema. In base alle conoscenze acquisite nel tempo ha puntato sulla classificazione dei killer seriali in base alle reazioni emotive che scatenano l’istinto a uccidere. “Per questo genere di delitti – ha aggiunto Michael Rodelli – ci si regola su quattro categorie principali di assassini. Due si basano sul bisogno di potere di queste menti criminali, due sul bisogno di esprimere rabbia”.
Ma il Mostro di Firenze per i profiler in quale categoria potrebbe essere inserito? A titolo esemplificativo, Zodiac, il serial killer che uccise cinque persone in California alla fine degli anni ’60, avrebbe ucciso per il gusto del potere e per il controllo del potere; mentre assassinavano eccitati dalla rabbia Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee) o Jack lo squartatore. “Questo ultimo genere di assassini seriali – ha detto Michael Rodelli – amano torturare le loro vittime. Possono evolversi nel tempo lungo i loro percorsi criminali, tanto da praticare la necrofilia (come Ted Bundy, o Jeffey Dahmer) e, infine, il cannibalismo (Dahmer).
Una parafilia praticata da alcuni sadici sessuali è nota come piquerismo. Questa è la derivazione dell’eccitazione sessuale dall’accoltellare o penetrare in altro modo nel corpo di un individuo, sia con un coltello che forse, secondo alcuni profiler, da un’attività di cecchino. Jack lo Squartatore era un classico piquerista, le cui mutilazioni da coltello sono progredite continuamente nel corso dei suoi crimini culminando con l’annientamento quasi completo della sua ultima vittima, Mary Jane Kelly.
Il Mostro è un killer solitario affetto da piquerismo
Secondo lo scrittore americano, il Mostro di Firenze sarebbe un piquerista solitario che traeva soddisfazione sadica e sessuale dall’uso del coltello. “Il mostro di Firenze – ha detto Rodelli – ha lasciato la sua firma nel sangue su ogni scena del crimine. Ce n’è una in particolare che è la chiave per smantellare la tesi dei “compagni di merende” come banda organizzata che raccoglieva feticci su commissione per un ipotetico livello superiore, o una setta che li utilizzava per i loro rituali oscuri. Dobbiamo lasciarci alle spalle il concetto di “dietrologia” e le sue complessità. Il caso non è così complesso e guardarlo in un modo che porta a più assassini e cabale segrete offusca il quadro. A mio avviso il Mostro era, secondo le sue scene del crimine, un sadico sessuale solitario, e su questo bisogna orientarsi”
La scena del crimine sarebbe quella di Borgo San Lorenzo del settembre 1974, quando il Mostro uccise Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. “A Borgo San Lorenzo – ha detto Rodelli – il Mostro è partito sparando alle due vittime. Ha poi trascinato la Stefania Pettini fuori dall’auto e l’ha pugnalata più di novanta volte. Solo tre di quelle ferite furono potenzialmente fatali, le rimanenti sono ferite superficiali, come volesse “pungerle” il corpo con il coltello. Non venne eseguita l’escissione del pube.
Perché? Se i compagni di merende fossero stati pagati dai loro ricchi “benefattori satanici” per raccogliere questi organi, perché si sono presi il tempo di pugnalare la povera ragazza così tante volte ma non hanno raccolto l’unico oggetto che avrebbe portato loro il denaro che presumibilmente cercavano? quale era presumibilmente il loro obiettivo? Il Mostro ha anche pugnalato inutilmente Pasquale Gentilcore, nonostante fosse già deceduto. Perché l’ha fatto se l’obiettivo era altro?”.
Il crimine del 1974 per lo scrittore americano è stato la prima evoluzione del maniaco delle compiette. La “puntura” superficiale del corpo di Stefania Pettini con il coltello rappresenterebbe il piquerismo, che è una sorta di curioso sondaggio del corpo con la lama. “La profanazione del corpo della ragazza – ha detto lo scrittore americano – con un tralcio di vite potrebbe non essere stata necessariamente il segno di impotenza (come evidenziato dal primo profilo del mostro fatto dall’FBI alla fine degli anni ’80) ma piquerismo.
Il Mostro di Firenze e le sue evoluzioni criminali
Quest’uomo non si è svegliato un giorno ed è improvvisamente diventato Il Mostro. Si è evoluto nel tempo. Del resto è stato provato da profiler e psicologi forensi che il piquerismo, quasi completamente sconosciuto nel 1974 ma oggi parafilia conosciuta e accettata, include non solo le due coltellate alla vittima maschio ma anche attività da cecchino (cioè, colpi di arma da fuoco) e in qualche caso morsi o altre modalità di penetrazione. Ecco perché Borgo San Lorenzo è stata la svolta. Dopo Borgo San Lorenzo, il killer ha avuto sette anni per fantasticare su quello che aveva fatto, poi si è evoluto al livello successivo: la raccolta dei feticci femminili, come i suoi trofei”.
Il tema dei ‘trofei’ è ulteriormente da approfondire. “Si tratta di una questione delicata – ha detto ancora Michael Rodelli – che dovrebbe essere affrontata da un profiler d’élite. Fino a oggi nessuno si è voluto cimentare in questo difficile compito proprio perché questi sono i casi più difficili. Le domande in campo sono svariate. Qual è era l’uso di questi feticci? Servivano per rivivere i suoi crimini e magari provare piacere nel contemplarli stando al sicuro dentro casa? O potrebbe essere molto più oscuro di così? Ci potrebbe essere anche un ulteriore aspetto, un abisso in verità: potrebbero quei feticci essere stati consumati?
Il cannibalismo come modo per far diventare le vittime parte di lui. Sono tante le domande che restano ancora aperte anche sull’identità di questo serial killer che potrebbe essere identificato a mio avviso esaminando il suo percorso evolutivo negli anni prima del 1974. Cosa faceva dieci e vent’anni prima del 1974? Per quali tipi di crimini potrebbe essere stato arrestato? Quali errori o comportamenti giovanili possono aver rivelato chi sarebbe diventato alla fine? 2) Dopo l’ultimo omicidio del 1985 si è evoluto ancora una volta in qualcos’altro? E soprattutto è morto o forse è ancora vivo da qualche parte?”
L’appello finale
“Occorrerebbe provare a muovere l’opinione pubblica – ha concluso Rodelli – provando a chiedere alle persone che hanno vissuto quell’epoca di pensare a qualcuno che da giovane era affascinato dai coltelli, non dalle pistole. Forse qualcuno a cui piaceva pugnalare o impalare piccoli animali o anche pungere casualmente parenti o altre persone con spilli opiccoli attrezzi o coltelli. Credo che le persone con inclinazioni così strane potrebbero ancora risaltare nella mente di parenti e amici. Penso anche che un profiler professionista tra i migliori su piazza potrebbe riesaminare da capo tutto il caso. Perché a mio avviso accoltellare i segni trovati sulle scene del crimine rappresentano chiaramente il piquerismo, così come l’attività da cecchino. La fascinazione del mostro era per un coltello, non per una pistola. Proviamo a levare la Beretta dalla sua mano e ad armarlo con un coltello. Pensandolo da giovane. Potrebbe essere un nuovo punto di vista.
Mike Rodelli dice
What I would like to emphasize is that in pursuing the Monster we may have to think in terms someone who was abnormally fascinated by knives as a teen. Therefore, assuming that the Monster was in his 20s in 1974, we may be looking for someone who was a teenager in the 1950s or 1960s. I’d suggest that people not try to predict exactly how old the monster was but rather to concentrate on the 1950s and 1960s and try to think of a young sibling or relative who showed an unusual, even uncomfortable affinity for knives, sharp objects or even skinning/torturing animals, etc.
Maybe he had a collection of knives of which he was unusually fond. Maybe he chased his female friends or cousins around string to prick them in the rear end with a pin. Somebody like that might prove to be interesting, especially if he seemed to have trouble making connections with women and maybe never had a girlfriend or never married.
Mike Rodelli dice
**trying to prick them…