La Casa della Memoria di Canicattì è tornata ad accogliere la reliquia
L’assassinio del Giudice Rosario Angelo Livatino avvenne il 21 settembre 1990 sulla SS 640, a qualche chilometro da Agrigento. Casa Giudice Livatino, il principale luogo della memoria dell’oggi Beato, è stata impegnata numerose iniziative al riguardo. L’8 settembre l’emittente televisivo Rai ha trasmesso un documentario riguardante la vicenda del Magistrato, correlato di intervista svolta specificatamente all’interno della stessa Casa della Memoria. Però, questo trentunesimo anniversario è particolarmente speciale in quanto il primo in cui Rosario Angelo Livatino indossa la veste di Beato. Una proclamazione che è avvenuta lo scorso 9 maggio, con la solenne celebrazione alla Cattedrale di Agrigento.
L’omonima Casa Giudice Livatino, custodita dalla stessa Associazione, è stata coinvolta nelle aperture straordinarie della Casa Museo Tempio della Memoria oltre che in una visita guidata unita dal filo rosso del tema “il Martirio”. In più, la Casa, insieme alla Comunità Villa San Francesco e Museo dei Sogni, ha lanciato un appello alla Pace e alla Legalità nell’iniziativa “il Mattone del Mondo”. Il 19 settembre la Reliquia del Magistrato, ovvero la camicia che indossava il giorno del suo assassinio, è arrivata a Canicattì (AG) e in quell’occasione, l’Arcivescovo Monsignor Alessandro Damiano ha condotto una celebrazione di ringraziamento per la Beatificazione.
Il 21 settembre dunque, esattamente 31 anni dopo, la stessa camicia è rientrata a Casa Livatino per sostare sullo scrittoio, all’interno della camera-studio che ha visto crescere il giovane Rosario e divenire il Magistrato che oggi noi conosciamo. In quella casa tutto parla di Rosario Angelo Livatino ma in quella stanza c’è l’essenza del Beato.
«Si tratta di un anniversario importante – ha spiegato Adriano Rigoli presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria – e di una storia che non deve essere dimenticata. Siamo felici di contribuire a mantenere viva la memoria». «Indubbiamente – ha concordato Marco Capaccioli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria – si tratta di un modo significativo per ricordare il Beato, nel luogo in cui ha vissuto la quotidianità, la sua casa. Come succede sempre per le Case della Memoria chi si ferma qui rivive in prima persona un pezzo di vita e di storia».
«È stata un’iniziativa che ci ha toccato in modo particolare perché il ritorno a casa della reliquia è stata un po’ come il ritorno di Livatino – ha commentato Gabriele Vigneri, proprietario e referente della stessa casa -. L’emozione è stata tanta, già nell’attesa. Quando la reliquia ha iniziato ad avvicinarsi, i cuori di tutti i presenti hanno iniziato a palpitare. Sono sensazioni forti, come il pensiero che quella camicia, accuratamente preparata dalla mamma del giudice quella mattina del 20 settembre, sia la stessa che è ritornata insanguinata».
«Finalmente – ha commentato Giuseppe Nuccio Iacono, coordinatore delle Case della Memoria Siciliane – con questa iniziativa la reliquia torna a Canicattì, accolta dall’affetto dei fedeli. Il giudice non è più tornato vivo in questa casa, ma ci è tornato come beato, in un percorso altamente simbolico. La camicia, come reliquia che torna in casa, è segno tangibile di chi è uscito, ha fatto il suo dovere ed è poi tornato. Quella di Livatino è una casa della memoria che rappresenta la legalità e il suo valore, come quella di Don Puglisi: due case che hanno valori civili, che sono ambasciatrici dei valori della legalità. La rete delle Case della Memoria serve anche a trasmettere questi valori».
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