La riflessione di Riccardo Martelli a seguito degli eventi che hanno funestato la regione
Continuare a realizzare opere idrauliche, gestire in maniera più efficace il territorio aperto, investire su strumenti di analisi e monitoraggio di eventi meteo locali e a decorso rapido, ma anche formare i cittadini. Di fronte a eventi straordinari come quelli che hanno sconvolto la Toscana, sono questi i punti da affrontare secondo Riccardo Martelli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana.
Dopo le attività di prevenzione e investimento in opere per la sicurezza idrogeologica, resta infatti sempre un rischio residuo, che può essere gestito solo attraverso la conoscenza dei fenomeni, in modo tale da rendere il cittadino consapevole e preparato. Un’«operazione di realismo che può consentire di gestire l’ultima aliquota di rischio», da portare avanti con l’aiuto del mondo delle professioni.
«L’evento meteo dei giorni scorsi che ha messo in ginocchio una parte della Toscana centro settentrionale ha i caratteri della straordinarietà per quantitativi di pioggia rilasciata in un arco di tempo ridotto, in una striscia di territorio larga da 10 a 20 km e lunga circa 120 km. Una freccia ha attraversato da ovest ad est la Toscana, da Livorno fino a Palazzuolo sul Senio, in una zona, quest’ultima, già interessata dagli eventi meteo del maggio scorso, quella volta veicolati da venti orientali.
Le tre tristi constatazioni che ne emergono sono, nell’ordine: è una tragedia in termini di perdita di vite umane, è un colpo molto forte all’economia di molte zone, è una conferma dell’aumento della frequenza con cui si manifestano di eventi di questo tipo.
La realizzazione di opera idrauliche è un obiettivo strategico, che la nostra amministrazione regionale sta già perseguendo e su questo chiediamo di continuare pervicacemente e magari accelerare. In questo modo sarà possibile ridurre, se non annullare, gli effetti di eventi disastrosi.
Un’ulteriore riduzione degli effetti deriva da una più efficace gestione del territorio aperto, che necessita di una programmazione specifica, in moda da ridurre quell’aliquota di rischio che deriva dal lasciare gran parte delle aree extraurbane al loro destino. Vanno conosciute a fondo e governate di conseguenza.
Il rischio residuo può e deve essere gestito. In tal senso, è fondamentale investire pesantemente su strumenti di analisi e monitoraggio di eventi meteo locali ed a decorso rapido. Questi strumenti consentirebbero di mettere il cittadino, formato e informato, nelle condizioni di reagire adeguatamente in caso di evento avverso. Questo non significa ribaltare sulla popolazione l’onere della sicurezza e dell’incolumità, si tratta di un’operazione di realismo, che può consentire di gestire l’ultima aliquota di rischio, limitando perdite umane prima di tutto e riducendo i danni alle cose in seconda battuta. Più conosco il fenomeno, più sono informato sull’evoluzione del fenomeno, più efficacemente riesco a mettermi in sicurezza con comportamenti adeguati.
Il mondo delle professioni, con il suo bagaglio di saperi tecnici e ambientali e una capillare conoscenza del territorio è in grado di coadiuvare la pubblica amministrazione in questa operazione culturale, in questo ultimo passo, che riteniamo fondamentale per affrontare nel modo migliore quello che ci riserva un clima in rapida evoluzione».
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