Nucci, Opi Fi-Pt: «su un settore già sofferente, il rischio è un esodo dal pubblico»
«Il sistema sanitario nazionale non può permettersi di perdere altri infermieri.
Per questo crediamo fortemente che la riforma delle pensioni, così come prospettata dall’ultima bozza di legge di Bilancio, vada rivista: perché rappresenta un ulteriore passo indietro per la categoria, rendendo la professione ancor meno appetibile. Una professione in cui i colleghi si trovano già adesso a dover sopperire a personale insufficiente, all’interno di un settore di per sé usurante, che ora si trovano davanti anche la prospettiva di non veder riconosciuti i propri diritti. Il risultato, è evidente, potrebbe essere solo un esodo dal settore pubblico, a discapito dei cittadini».
Ad affermarlo è David Nucci, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze Pistoia che porta così il punto di vista dell’Ordine degli infermieri più grande della Toscana su un tema spinoso, sul quale già la Fnopi ha espresso preoccupazione: secondo la Federazione Nazionale degli infermieri, se non verrà corretta la norma, l’Italia rischia di perdere circa 13mila infermieri. Il perché è presto spiegato: il taglio sostanzioso delle pensioni, oltre a generare un aumento della fascia di povertà, potrebbe dare il via alla “fuga” da ospedali e territorio. Per questo è stato indetto per oggi uno sciopero degli infermieri a livello nazionale.
La misura, così come inserita nell’articolo 33 dell’ultima bozza di Legge di Bilancio 2024 conferma infatti la revisione delle aliquote di rendimento pensionistiche relative ad alcune gestioni previdenziali del comparto pubblico, tra cui quella degli infermieri che lavorano nel Ssn. Gli interessati sono coloro che andranno in pensione dal primo gennaio 2024 e con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni: si parla dunque di dipendenti pubblici che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995. La nuova tabella delle aliquote sostituirà quella datata 1965, portando a una riduzione significativa nelle pensioni, con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media.
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