Il maestro Penko firma i gioielli del potere di Cosimo I de’ Medici. Il Collare del Toson d’oro, lo Scettro e la Corona granducale. Realizzati dal maestro orafo fiorentino Paolo Penko, sono visibili nella sala delle Udienze del Museo di Palazzo Vecchio. La mostra si tiene nell’ambito del percorso “Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere” ideato e curato da Carlo Francini e Valentina Zucchi. Un progetto speciale che intreccia linguaggi diversi per evidenziare lo strettissimo legame che Cosimo I de’ Medici ebbe con il “suo” palazzo ducale.
Penko: la Corona di Cosimo I, un desiderio coltivato per anni
«Da anni coltivavo il desiderio di realizzare la corona per Cosimo I – spiega Paolo Penko -. Avevo vent’anni quando ho iniziato a ricreare elementi legati alle arti visive. All’architettura, agli eventi storici e culturali del nostro territorio, con la volontà di rendere omaggio ai grandi maestri. L’idea della corona risale a sei anni fa. La BBC mi chiese di studiare e di ricreare il Toson d’oro e un dettaglio della corona per un documentario sui simboli del potere. Era una grande sfida: un lavoro importante per il quale servivano tempo, studio e ricerca».
La corona ‘tornata a vivere’ grazie a una bolla papale. E a tanta ricerca
«Grazie all’occasione del cinquecentenario della nascita di Cosimo de’ Medici, e all’idea di Carlo Francini di realizzare il percorso dedicato al Granduca Cosimo in Palazzo Vecchio, iniziai a lavorare al progetto; insieme a mia moglie, ai miei figli e a tutti i giovani collaboratori. Partendo dalla ricerca iconografica: ritrovare tutte le immagini dove erano rappresentate le corone, i testi in cui se ne parlava; per mettere insieme una forma e portare avanti una scelta stilistica precisa. Non si trattava di fare una copia. La corona non esiste più, fu fusa immediatamente: si è trattato di ridarle vita, prendendo come riferimento la bolla di Pio V che la illustra. Ho passato un mese a studiare e sviluppare tutti i dettagli, tenendo conto anche delle tecniche e degli strumenti dell’epoca. E confrontandomi con altri artigiani del territorio, alla ricerca di materiali e soluzioni in linea con quelle dell’epoca.».
Un’impresa che ha alla base una sola cosa: l’amor volere
«Spero che questa impresa possa essere anche di esempio alle nuove generazioni – conclude il Maestro Penko -. E’ l’esperienza di un artigiano che nel corso dei suoi trentacinque anni di attività è partito con le prime riproduzioni; ed è arrivato a creare un’opera maestosa. All’ingresso della mia bottega c’è una frase che è proprio l’essenza del mio lavoro. E’ ripresa da un antico statuto senese di pittori che dice: “Et neuna cosa, quanto sia minima può avere cominciamento o fine senza questa queste tre cose, cioè senza potere, et senza sapere et senza con amore volere”. Ecco, “l’amor volere” è quello che muove il fare di tanti artigiani; anche giovani, da cui continuo a imparare».
Tre straordinarie creazioni artigianali realizzate da Penko
Il maestro orafo Paolo Penko, dopo un accurato lavoro sulle fonti scritte e iconografiche, ha realizzato tre opere straordinarie. Non si tratta di riproduzioni (non esistono infatti originali da poter riprodurre), ma di vere creazioni artigianali eseguite sulla base di una ricerca filologica complessa e grazie a un’altissima abilità tecnica. Tutti e tre gli oggetti vengono presentati su cuscini di velluto di pura seta; uno arricchito con teletta d’oro. Tutti sono tessuti manualmente su antichi telai Jacquard e adagiati su un centro-tavola in velluto cesellato operato con motivo cinquecentesco, in virtù della collaborazione con la Fondazione Arte della Seta Lisio, altra grande eccellenza fiorentina.
Dalla leggenda del Vello: il Collare del Toson d’oro
Il Collare del Toson d’oro, conferito a Cosimo da Carlo V nel 1546, è stato realizzato così come rappresentato nel ritratto del Duca della collezione Castello Odescalchi di Bracciano (1551). E’ composto di 25 acciarini intrecciati, alternati a elementi che simulano le pietre focaie circondate da fiamme; il pendente riproduce il Tosone, correlato alla leggenda del Vello d’oro.
Lo Scettro Granducale così come raffigurato da Jacopo Ligozzi
Altra opera, lo Scettro Granducale eseguito in conformità con il grande dipinto su lavagna di Jacopo Ligozzi (1590 circa); che raffigura proprio l’incoronazione granducale di Cosimo avvenuta a Roma nel marzo 1570. E con i ritratti di Cosimo Granduca: i dipinti di Giovan Battista Naldini (Gallerie degli Uffizi, 1585) e di Ludovico Cardi detto il Cigoli (Palazzo Medici Riccardi, 1603).
Diciannove punte: la maestosa Corona Granducale di Cosimo I
La Corona Granducale, prezioso esemplare di arte orafa. Riproduce il disegno presente nella Bolla Papale di Pio V del 24 agosto 1569, custodita presso l’Archivio di Stato di Firenze. Ha 19 punte, alternate in argento e oro con pietre ed elementi decorativi; al centro fiorisce il Giglio fiorentino, smaltato in rosso con lumeggiature dorate. Sotto si trovano un astragalo con perline e un fregio di dentelli con perle e ovuli smaltati; nella fascia centrale è riportata la seguente scritta, cesellata e incisa a bulino:
“Pius V. Pont. Max. ob eximiam dilectionem ac catholicae religionis zelum praecipuumque iustitiae studim donavit (Pio V Sommo Pontefice donò per l’eccezionale devozione e per lo zelo nei confronti della religione cattolica e per il particolarissimo amore della giustizia)”
Al centro della fascia spicca un cammeo in calcedonio sardonice, sul quale è intagliata la personificazione del fiume Arno. Inferiormente vi è una modanatura con smeraldi e ioliti in castoni, distanziati da perle.
Fino a marzo 2020 un tuffo nella vita della Reggia medicea
L’iniziativa è a cura di Comune di Firenze e MUS.E in collaborazione con Paolo Penko e Fondazione Arte della Seta Lisio. Rientra nelle Celebrazioni per il Cinquecentenario dalla nascita di Cosimo I e Caterina de’ Medici promosse da un Comitato organizzatore costituito da oltre venti istituzioni culturali cittadine e coordinato dal Comune. Il percorso “Nel palazzo di Cosimo. I simboli del potere” è visibile fino al 15 marzo 2020. Ripercorre idealmente, sala dopo sala, abitudini, significati e ruoli della vita della Reggia medicea. È a cura di Carlo Francini, responsabile ufficio UNESCO Comune di Firenze e di Valentina Zucchi, responsabile mediazione MUS.E, con catalogo Edifir.
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