Da poco la casa di famiglia è entrata a far parte della rete di case museo
L’Associazione Nazionale Case della Memoria esprime la propria soddisfazione per la notizia della beatificazione di Rosario Livatino. Nei giorni scorsi la Santa Sede ha infatti riconosciuto al giudice siciliano, assassinato il 21 settembre 1990 dai mafiosi della ‘Stidda’, il martirio “in odium fidei” (in odio alla fede). La casa natale di Livatino, è entrata da poco a fare parte dell’Associazione Nazionale Case della Memoria.
Si tratta della quarta casa siciliana che entra far parte della rete di grandi personaggi. La casa di via Regina Margherita 166, rimasta immutata dal 21 settembre 1990 per volere dei genitori e successivamente degli eredi, è il luogo fisico in cui ha Livatino ha edificato i suoi valori. Inoltre dal 2015 la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento ha posto il vincolo di tutela sulla casa e i beni mobili in essa custoditi.
«Siamo molto felici della decisione presa da Papa Bergoglio e da tutta la Chiesa su Rosario Livatino, già definito da San Giovanni Paolo II “martire della giustizia e indirettamente della fede” – commenta il presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria Adriano Rigoli -. Questo rappresenta un momento storico importantissimo che siamo onorati di condividere avendo accolto da poco la casa di famiglia, a Canicattì, nella nostra rete».
«La notizia della beatificazione, a 30 anni dalla morte del giudice Livatino rende pienamente onore all’uomo di legge e di fede e ai suoi valori – aggiunge il vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria Marco Capaccioli –. Livatino sarà il primo magistrato a diventare beato, identificandosi così, ancora di più, come il simbolo di una lotta alla mafia che non lascia spazio a nessun tipo di compromesso».
Lascia un commento