Alla Feltrinelli di via de’ Cerretani il giornalista e scrittore Włodek Goldkorn e il curatore dell’edizione italiana Luca Bernardini parleranno del capolavoro di Miron Białoszewski
La straordinaria cronaca di uno degli episodi più drammatici della Seconda Guerra Mondiale, l’insurrezione antinazista dell’agosto 1944, che si concluse con la distruzione della capitale polacca e la morte di 200.000 dei suoi abitanti. Nell’anno del centenario della nascita del poeta polacco Miron Białoszewski (1922-1983) domani, giovedì 3 marzo (ore 18) alla libreria La Feltrinelli di Firenze (via de’ Cerretani 30r) si terrà la presentazione al pubblico la traduzione italiana del suo capolavoro, “Memorie dell’insurrezione di Varsavia” (1970).
Un appuntamento con una lettura avvincente che si fa strada nelle strade affollate della Varsavia dell’agosto del 44, città da cinque anni occupata dall’esercito tedesco. La gente è in subbuglio: si parla di soldati nazisti ammazzati, di «carri armati grossi come case», e le detonazioni dei pezzi d’artiglieria echeggiano ben presto più forti e vicine di quelle provenienti dal fronte, dove avanzano i sovietici.
Ne parleranno il giornalista e scrittore Włodek Goldkorn e il curatore dell’edizione italiana Luca Bernardini
È l’inizio di una delle vicende più atroci e controverse della Seconda Guerra Mondiale, ancora oggi una ferita aperta nella coscienza e nella memoria della Polonia. Ne discuteranno con il pubblico il giornalista e scrittore Włodek Goldkorn e il curatore dell’edizione italiana delle Memorie dell’insurrezione di Varsavia (Adelphi, 2021), Luca Bernardini. L’evento è organizzato in collaborazione con la casa editrice Adelphi e i Consolato Onrario della Repubblica di Polonia in Firenze.
L’insurrezione di Varsavia del primo agosto 1944
Organizzata dal movimento di resistenza nazionalista, con finalità antitedesche ma anche con un significato apertamente antisovietico, l’insurrezione di Varsavia si rivelerà un catastrofico errore politico e militare: 25.000 insorti e 200.000 civili rimarranno uccisi, la città sarà letteralmente rasa al suolo, e molti dei reduci, bollati dalla propaganda stalinista come «luridi giullari della reazione», scompariranno nei gulag.
Una tragedia che Miron Białoszewski ha potuto raccontare solo dopo vent’anni
Solo a distanza di oltre vent’anni Miron Białoszewski riuscirà a scrivere di quella tragedia, che prima non è stato in grado di raccontare se non «chiacchierando». E, anche sulla pagina, il racconto è un parlato concitato, frantumato ed erratico, in un libero flusso di ricordi: l’unica forma capace di testimoniare una verità lontana da quella delle opposte propagande. E capace, nel percussivo alternarsi di immagini e suoni, odori e sapori, di costringere il lettore a un’immedesimazione assoluta.
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