La scoperta è di un team di ricercatori coordinato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze
Cardo e Camelina hanno un grande potenziale benefico nell’alimentazione della capra da latte. Queste due piante migliorano la salute dell’animale e, di conseguenza, anche quella dell’uomo. La scoperta è del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI), del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica (DMSC) dell’Università di Firenze e del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali (DIVAS) dell’Università di Milano, in collaborazione con le aziende Novamont spa e Panghea Natural and Chemical Innovation spa.
La ricerca è stata portata avanti da un team di ricercatori coordinato dalla prof.ssa Arianna Buccioni, docente di nutrizione e alimentazione animale (DAGRI), che ha messo a punto un sistema sostenibile di alimentazione della capra da latte, valorizzando sottoprodotti vegetali provenienti da altre filiere industriali.
Come noto, Il latte di capra è un alimento funzionale per l’uomo caratterizzato da basso potere allergenico, per questo motivo, nel 2020, gli scienziati lo hanno messo al centro del progetto 3C – capra, cardo e camelina – con l’obiettivo di rendere più sostenibile la filiera di produzione del latte di capra attraverso l’incontro fra ricerca e industria, nell’ottica di una economia circolare. I derivati di estrazione del cardo e della camelina, utilizzati per la produzione di olio per biodiesel e bioplastiche, sono ricchi di sostanze preziose per la salute dell’animale e dell’uomo. Grazie al loro alto valore proteico e alla capacità del ruminante di metabolizzare bene la fibra, i panelli derivati dalla spremitura dei semi possono essere utilizzati in alternativa alla soia.
I risultati della prova, svoltasi presso le stalle sperimentali del DIVAS, hanno evidenziato che, data la perfetta combinazione di questo genere di alimenti con il peculiare metabolismo della capra, questa è in grado di veicolare nel latte i polifenoli presenti in quantità nelle due specie botaniche arricchendolo di sostanze bioattive e facendolo risultare un potente antiossidante per l’individuo.
Il progetto 3C, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali (MIPAAF) nell’ambito dei contributi finalizzati alla realizzazione di progetti per il settore lattiero caseario, si concluderà con la fine del 2022. Alla ricerca hanno preso parte i professori Carlo Viti (DAGRI), Francesco Sofi (DMSC), Guido Invernizzi, Agazzi Alessandro, Carlotta Giromini, Cristian Bernardi e la dottoressa Erica Tirloni (DIVAS).
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