Un “paradiso selvaggio” dove l’antropologo fiorentino si rifugiava
“Cercavo un bel posto selvaggio. Un giorno dalla Pania intravidi lontano un tetto rosso. Fu difficile rintracciarlo. Il tetto rosso ricopriva ormai il guscio di una casa abbandonata. Dal 1978, appena posso scappare da Firenze, mi rifugio in questo paradiso. Pasquigliora e dintorni, oggi luoghi abbandonati”. In questo “paradiso selvaggio” sorge la Casa dell’antropologo Fosco Maraini (1912 – 2004) a Molazzana (LU), entrata a far parte dell’Associazione Nazionale Case della Memoria.
«Quella di Fosco Maraini rappresenta una tipologia di casa museo in cui come associazione crediamo fermamente – afferma Adriano Rigoli presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Un luogo che rappresenta una testimonianza del messaggio di Maraini ma che diventa anche il punto di partenza per una riscoperta e la valorizzazione del territorio in cui è immersa, legato a doppio filo con la figura di Maraini. Un luogo in cui il valore culturale e umano s’intersecano e si fondono per regalare ai visitatori non solo una visita ma una vera esperienza».
«Sono queste le realtà che conservano il vero valore della memoria – commenta Marco Capaccioli vicepresidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Luoghi al di fuori degli itinerari battuti, dove recarsi per immergersi in un’esperienza autentica, rivivere le sensazioni di coloro che li hanno scelti perché comunicavano loro qualcosa. È bello poter salire a Pasquigliora consapevoli che Maraini, tra i tanti luoghi del mondo che aveva visitato, l’aveva scelta come suo rifugio».
«‘Le Apuane furono il mio primo amore montano da ragazzino’, affermava Fosco Maraini. E noi siamo orgogliosi – commenta Andrea Talani sindaco di Molazzana – che un personaggio di spessore internazionale come lui abbia scelto di vivere gli ultimi anni della sua vita e di riposare per l’eternità nel nostro territorio comunale, nella piccola località di Pasquigliora all’Alpe di Sant’Antonio. Vogliamo, con l’acquisto della sua 34esima ed ultima casa e la creazione della casa museo, creare un legame indissolubile tra Molazzana e Fosco Maraini, che possa dare slancio e sviluppo al turismo e alla cultura nella nostra magnifica valle, valorizzando il suo lascito culturale».
Di proprietà del locale Comune di Molazzana, nel cui cimitero dell’Alpe Sant’Antonio l’antropologo ha scelto di riposare dopo la morte, Casa Maraini si trova presso il piccolo gruppo di case isolate in località Pasquìgliora, su una propaggine del monte Rovaio (Gruppo delle Panie) a circa 1000 metri di quota. In questo luogo remoto (senza strada, senza acqua se non alla fonte a dieci minuti di cammino, senza energia elettrica nei primi anni) Fosco Maraini, fiorentino di nascita ma per indole cittadino ed esploratore del mondo, riallacciò i legami con le Alpi Apuane. Le montagne della sua giovinezza, cui era talmente legato da decidere di voler essere sepolto qui.
Maraini acquistò in un primo momento un solo fabbricato, che fu ristrutturato nella sua abitazione e successivamente anche quello contiguo, ribattezzato “foresteria”, che fu solo messo in sicurezza perché non crollasse completamente. Con questi acquisti Maraini divenne proprietario anche di parte del contiguo castagneto nel quale ha sempre voluto conservare le diverse piante secolari. Tra il 1975 e il 2004, anno della sua morte, passò lunghi periodi di ogni anno, e tutte le estati, in questa casa nascosta tra le montagne apuane, dove scriveva libri e articoli tra il silenzio dei boschi, panorami e paesaggi.
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