A San Casciano dei Bagni riemerge la Toscana etrusca
La Toscana è una terra piena di sorprese. Basterebbe forse questa frase per riassumere la scoperta a San Casciano dei Bagni in provincia di Siena dove sono stati ritrovati ventiquattro statue in bronzo di età etrusco romana in perfetto stato di conservazione. Così dopo 50 anni la scoperta nel 1972 dei celebri “bronzi di Riace” si riscrive la storia dell’antica toreutica (statuaria in bronzo) di età etrusca e romana.
Ma riavvolgiamo il nastro a 16 settimane fa, quando più di sessanta studenti e studentesse provenienti da undici università nazionali e internazionali hanno partecipato allo scavo. Si conclude così la sesta campagna di scavi al Santuario Ritrovato del Bagno Grande. È il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo. Una bella pagina di storia.
Si tratta di oltre venti statue (realizzate in parti anatomiche e al vero o secondo i canoni della cosiddetta mensura honorata, cioè alte tre piedi romani (l’equivalente di circa un metro) che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedicanti. L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare le iscrizioni in etrusco e latino che furono incise sulle statue prima della loro realizzazione. La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II e il I secolo a.C.
Le 24 statue raffigurano e ci riportano indietro in uno dei passaggi più importanti della Toscana antica. Quella trasformazione che ha portato al passaggio chiave tra Etruschi e Romani. Un’epoca fatta di conflitti, ma anche di scambi culturali e non solo. Oggi si direbbe essere un contesto multiculturale e plurilinguistico. Insomma, una Toscana già allora moderna.
Una deposizione rituale
Le statue dovevano essere posizionate sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sugli eleganti blocchi in travertino. A più riprese – sicuramente nel corso del I secolo d.C. – le furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo. Dunque, non si tratta di uno scarico di materiale sacro nell’acqua calda, ma piuttosto di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli atti votivi proseguirono poi fino al IV secolo d.C. con la deposizione di quasi seimila monete (in argento, bronzo e oro). Solo agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso. Il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del portico sacro a suggellare la chiusura definitiva del luogo di culto.
“Una scoperta straordinaria. In Toscana scriviamo oggi una nuova pagina di storia a conferma di quanto la nostra regione sia terra dal grande patrimonio culturale”, ha commentato il presidente della Regione Eugenio Giani.
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