Il progetto porta la firma di Niccolò e Gabriele Palumbo e Lorenzo Catucci
Metti un’amicizia, due fratelli e la passione per la cucina. Gli ingredienti giusti o, per parlare il linguaggio culinario, gli ingredienti di qualità per la base di un buon piatto. Il risultato è una stella Michelin. La firma porta i nomi di Niccolò e Gabriele Palumbo e Lorenzo Catucci. A dare il via al progetto sono Niccolò e Lorenzo. Nel 2019, poco più che trentenni e dopo aver aperto insieme un ristorante a Radda in Chianti, trovano il loro luogo propizio a Prato. Qui, a due passi da quello che fu il castello del nipote di Federico Barbarossa, si trova il Paca dove c’è un connubio perfetto tra una visione contemporanea della cucina e la passione per l’arte. Non solo un ristorante, ma un vero e proprio progetto.
Il Paca nasce negli ambienti di una ex istituzione della gastronomia pratese. Quello che negli anni ‘80 era il ristorante di Osvaldo Baroncelli, chef eclettico e grande pioniere di una cucina moderna per l’epoca, con esperienze di haute cuisine francese abilmente declinate sulla valorizzazione delle risorse della sua terra e storico presidente AIS Toscana.
Un traguardo personale, ma anche per tutta la città laniera. Infatti, erano dieci anni che da queste parti mancava la stella. Le carte vincenti sono state la consapevolezza e lo studio costante, il piacere e la curiosità di intessere relazioni con produttori del territorio, uniti a un entusiasmo che si autoalimenta.
Un fil rouge che si coniuga bene anche nella descrizione che si legge nella guida:
«Tre giovani, dinamici e intraprendenti, che hanno dato vita a questa bella realtà gastronomica a pochi passi dal centro storico. […] Una cucina italiana moderna che riserva grande attenzione alle materie prime, selezionando piccoli produttori locali e – dove possibile – Km 0. Il servizio eccellente completa questa piacevole esperienza gourmet nella città di Prato. Da prenotare! Subito».
A portare a casa il risultato l’intera brigata: Niccolò Palumbo (chef), Gabriele Palumbo (Pastry chef), Alessandro Ficozzi e Christine Marigomen (capo partita), Lorenzo Catucci (maître e sommelier), Marina Liguigli (chef de rang), Sara Breschi (commis di sala)
Un’avventura che parte da Radda in Chianti
Come detto, il progetto porta i nomi di Niccolò Palumbo e Lorenzo Catucci, rispettivamente 34 e 32 anni. Palumbo ha le redini della cucina ed è reduce da quasi due anni a Villa Crespi, a fianco di Antonino Cannavacciuolo. Prima è transitato dal tristellato Lasarte di Martin Berasategui ed essere stato in servizio al Bracali di Massa Marittima, nei due anni in cui il ristorante è passato da una a due stelle Michelin. Catucci si occupa dell’accoglienza e della conduzione della sala, il suo curriculum parte dall’istituto alberghiero di Castellaneta, in provincia di Taranto. Dopo aver frequentato la facoltà di “Scienze e tecnologie alimentari” di Bari inizia a lavorare presso alcuni hotel del capoluogo pugliese per poi trasferirsi in Toscana. A ricoprire il ruolo di pastry chef, il fratello venticinquenne di Niccolò, Gabriele Palumbo, giovanissimo, ma già con due esperienze importanti alle spalle come Villa Crespi e il Caino di Valeria Piccini a Montemerano, in provincia di Grosseto.
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