L’Ordine interprovinciale ha risposto alle domande dei ragazzi sulla professione
Infermieri e studenti a confronto. L’evento si è svolto nei giorni scorsi all’istituto comprensivo statale “M.Nannini” di Quarrata (Pt).
A incontrare gli studenti della scuola secondaria di primo grado sono state due consigliere di Opi Firenze-Pistoia, Sandra Pisaneschi e Chiara Biagini, insieme a tre infermieri, Paolo Giuffreda, Alice Grieco e Lorena Milan. L’Ordine interprovinciale delle professioni infermieristiche ha risposto alle domande fatte dai ragazzi, che sono spaziate da curiosità legate alla professione a quelle più umane, su come si possa riuscire a superare il carico emotivo che un lavoro come quello dell’infermiere si porta dietro nella quotidianetà.
«I ragazzi erano molto interessati, tra loro c’era chi aveva le idee chiare perché aveva già avuto in famiglia esperienze con infermieri, ma c’era anche chi faceva confusione tra medico e infermiere e le relative competenze – ha detto Paolo Giuffreda, infermiere al San Jacopo di Pistoia, dove lavora in terapia intensiva e subintensiva da 4 anni -. Per me è stata la prima volta in cui ho spiegato la mia professione a dei ragazzi ed è stata una bellissima esperienza».
«Alcuni dei presenti mi hanno chiesto cosa si provi a essere infermiere e quando ho deciso di fare questo lavoro. Ho risposto dicendo che è una professione che ho scelto da grande, dopo un’esperienza personale di volontariato – ha spiegato Lorena Milan, infermiera da vent’anni e da otto in rianimazione al San Jacopo di Pistoia -. Ci è stato domandato anche quale sia la cosa più difficile della nostra professione, la mia risposta è stata sostenere il dolore delle persone di cui ci si prende cura. Ho sottolineato quanto sia importante fare un lavoro quotidiano su se stessi, per cercare di essere un punto di riferimento per l’assistito e i suoi familiari».
«Le domande degli studenti si sono concentrate molto sulle emozioni che proviamo mentre lavoriamo e sulle difficoltà che incontriamo – ha proseguito Alice Grieco, infermiera all’ospedale Santo Stefano di Prato, per il reparto di alta intensità chirurgica -. Ho parlato dunque della capacità di sapersi approcciare con la soffrenza tutti i giorni: non è facile, ma dallo studio e dalle conoscenze abbiamo strumenti utili per relazionarci con la persona che sta soffrendo e crede di non farcela. Anche quando non si può guarire, comunque, è importante ribadire sempre che tutti possono continuare a essere assistiti. Essere infermiere significa dare ma molto ritorna indietro perché consente di sentirsi utili per le persone».
«Abbiamo dato gambe a questo progetto che, dobbiamo dire, ci ha emozionati oltre che arricchiti – commentano le due consigliere di Opi Firenze-Pistoia, Sandra Pisaneschi e Chiara Biagini -. Ci sono state poste diverse domande, estratte a sorte fra le tante che erano state consegnate: alcune ce le aspettavamo e altre invece ci hanno sorpreso in positivo. Ci auguriamo di poter replicare prossimamente questa esperienza anche in altri istituto del territorio».
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