“Solo che il 40% degli occupati dell’industria lavora nel sistema Moda. Un settore conosciuto nel mondo per il suo saper fare e per la sua eccellenza”
La filiera della Moda sta soffrendo gli effetti di una congiuntura globale avversa, una “tempesta perfetta” che ha visto una micidiale combinazione fra i numerosi conflitti nelle aree più calde del pianeta, un’inflazione ancora non domata e mercati internazionali alle prese con una domanda a dir poco fiacca per i prodotti del lusso made in Italy, a cui si aggiungono nuove tensioni geo-politiche.
“Sono tutti elementi che portano incertezza, diffidenza, calo dei consumi e che disincentivano gli investimenti. A settembre ci aspetterà un rientro difficile, da affrontare in modo unito e coeso”, interviene Confindustria Toscana Centro e Costa con il vice presidente con delega al manifatturiero, moda e made in Italy Niccolò Moschini.
Quello della moda è un settore trainane per l’economia toscana: si pensi solo che il 40% degli occupati dell’industria lavora nel sistema Moda; un settore conosciuto nel mondo per il suo saper fare e per la sua eccellenza. Per questo, aggiunge il vice presidente Moschini: “Confindustria Toscana Centro e Costa – che con il Patto di sistema sottoscritto già lo scorso mese di febbraio è stata la prima realtà associativa a stimolare un’azione condivisa, a valle di un’analisi della complessa situazione congiunturale – si appella al senso di responsabilità di tutte le parti”.
Siglato con le organizzazioni territoriali fiorentine di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil – e con il contributo di Assopellettieri –, il Patto di febbraio ha puntato a coinvolgere tutti i portatori di interesse del settore in un concreto progetto di rilancio che facesse leva sulle peculiarità della filiera: altissima qualità, sostenibilità e legalità. Ma i riflettori sul futuro della moda e del nostro made in Italy erano stati alzati dall’associazione industriale fiorentina anche a marzo di quest’anno con il convegno Future For Fashion dedicato proprio a scandagliare “L’anima del consumatore” in un confronto fra brand e filiera.
Un percorso, dunque, che parte da lontano; e che richiede strategie di lungo respiro e interventi strutturali molto incisivi su molti fronti: dall’innovazione di prodotto e di processo, passando per la formazione del capitale umano a quella di mercato.
“Oggi non basta porre semplicemente attenzione a una delle crisi più severe degli ultimi decenni, ma occorre individuare politiche industriali di lungo respiro che si traducano subito in risposte tangibili ed efficaci, al fine di tutelare, proteggere e valorizzare i nostri distretti toscani della pelletteria, della calzatura e dell’abbigliamento, unici per competenze, qualità ed eccellenza” conclude il vice presidente Moschini.
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