Marco Gamannossi, chef e uno dei titolari: «Non ci manca il coraggio»
La pandemia non ferma i sogni di Marco Gamannossi, Marco Tomberli e Clio Bianchi. I tre fiorentini hanno inaugurato un mese fa alle porte del Chianti, a Cerbaia Val di Pesa (Fi) in piazza del Monumento, il ristorante “L’Artusino”, negli spazi che hanno ospitato lo storico locale “Tenda Rossa”. I tre soci (in media trentenni) hanno già alle spalle una solida esperienza nel mondo della ristorazione, avendo gestito il ristorante “Le Pavoniere” di Firenze.
«Non ci manca il coraggio. Abbiamo voluto dare vita in questo momento storico a un’attività basata sull’idea della tipica osteria toscana – spiega lo chef e titolare Marco Gamannossi -. La nostra fonte d’ispirazione è Pellegrino Artusi, scrittore gastronomo e padre della cucina italiana. Alcune delle nostre proposte sono riprese fedelmente proprio dal ricettario dell’Artusi, rispettandone le stesse grammature. Protagoniste dei nostri piatti sono anche le ricette cucinate dalle nonne toscane. Dunque, parliamo di sapori schietti e specialità preparate senza fretta». Ecco che chi si siede ai tavoli dell’Artusino può gustare pasta fatta in casa, inclusi i “ravioli di lampredotto con sugo scappato toscano».
Il locale può ospitare (in tempi non pandemici) settanta persone a sedere; attualmente la capienza è di quaranta, con la possibilità nella bella stagione di pranzare all’aperto nella resede.
«La ristorazione per noi è sinonimo di rapporto umano, per questo abbiamo scelto di aprire solo quando siamo in “zona gialla”, escludendo consegne a domicilio e asporto. E questo, nonostante le difficoltà organizzative non manchino – prosegue -. Optiamo per materie prime a filiera corta. E infatti abbiamo passato i mesi di ottobre e novembre a incontrare attività del territorio per selezionare quelli che oggi sono i nostri fornitori. La stessa lettera A del nome del ristorante la intendiamo come un compasso ideale puntato su Cerbaia, capace di tracciare un cerchio altrettanto ideale sul territorio. Cerchio entro il quale acquistiamo gli ingredienti delle nostre ricette. Per quando la pandemia sarà superata abbiamo già diverse idee da sviluppare, come serate a tema ed eventi dedicati all’artigianato locale e alla cultura – conclude Marco -. Perché della cultura, come del cibo di qualità, non bisogna mai smettere di cibarsi».
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