Ci siamo. Ecco la Leopolda 10, rito pagano per tutti i renziani vicini e lontani. Ma in questo ottobre 2019, la kermesse giunta alla 10 edizione sarà inevitabilmente di lotta e di governo. Perché è vero che Matteo Renzi è stato uno dei primi artefici dell’alleanza giallo-rossa che ha portato il centrosinistra al governo tagliando fuori il segretario della lega Matteo Salvini. Ma è anche vero che il rottamatore, uscendo dal Pd e fondando Italia Viva, ha puntato tutto su un nuovo partito mettendo inevitabilmente a rischio tutto il suo futuro politico.
I precedenti
Prima di Renzi altri politici tentarono la carta dello ‘scisma’ dando vita a micro partitini. Più correnti che altro. Lo fece Gianfranco Fini uscendo dal Pdl per fondale Futuro e Libertà per l’Italia, lo fece ugualmente Angelino Alfano fondando il Nuovo Centrodestra. Matteo Renzi ha scommesso tutto su Italia Viva, ma a differenza dei suoi illustri predecessori, la sua creatura è nata ‘in corsa’, non in vista di un impegno elettorale. Finché dura il governo Conte bis, Italia Viva ha ministri, finché dura la legislatura, Italia Viva ha senatori e deputati. I renziani trasmigrati dal Pd, i nuovi acquisti, permettono al Matteo Renzi di essere a pieno titolo tra le forze di governo, anzi, avere l’ambizione di esserne l’ago della bilancia.
Presenti e assenti
Nella due giorni, che si concluderà domenica sull’ora di pranzo con l’atteso discorso finale (atteso per capire quale sarà la linea delle prossime azioni politiche) si alterneranno sul palco renziani nuovi e di ritorno. Simpatizzanti, militanti, il variegato popolo della Leopolda che come sempre proverà a capire l’aria che tira. Ma c’è anche attenzione per capire non solo chi sale ma anche chi scende dal trenino che porta alla vecchia stazione granducale. Chi si presenterà per ‘doveri istituzionali’, chi si limiterà a ‘fare un salto’, chi se la guarderà a distanza. Chi invece senza mezze misure ha chiesto esplicitamente ai rappresentanti del Pd di disertare l’appuntamento. Ormai evento di un altro partito.
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