Covid-19, servono misure drastiche. Ancora più drastiche. Ma serve soprattutto un cambio di mentalità tra i cittadini
Il Covid-19 non fa prigionieri. Uccide. Contagia senza pietà gli intelligenti. Figuriamoci gli irresponsabili: quelli che fanno l’aperitivo, quelli che vivono nella zona rossa ma vanno a sciare, quelli che pensando di guadagnare qualche soldo mettono lo skipass a un euro per portare più gente. E quelli che vanno a sciare perché c’è lo skipass a un euro non sono diversi. Prima tutti in giro, in viaggio, a spasso. Adesso tutti preoccupati per l’economia.
In mezzo un governo esitante. Che teme per l’economia del Paese più che per la salute degli italiani. No. Conte non ha fatto bene a estendere la zona rossa a tutta l’Italia con le modalità enunciate. Semplicemente il presidente del consiglio non ha fatto abbastanza. Doveva fermare il paese. Le fabbriche, le aziende, gli uffici. In piedi solo i servizi di pubblica utilità: i comuni, la protezione civile, il soccorso sanitario, medici e infermieri, i negozi di generi alimentari. Gli altri tutti a casa, senza uscire, col telelavoro. Quando il cittadino non capisce, servono provvedimenti drastici. Quindici giorni di ‘reclusione’. Per fermare il virus.
Durante una maxi emergenza, il rischio di morire è molto alto. Quella relativa al coronavirus è una maxi emergenza. E il rischio di morire è così alto che forse nessuno è stato in grado di comprenderlo. Nelle rianimazioni gli anziani muoiono. Anche i meno anziani. I medici devono fare scelte. Perché i posti sono pochi e i pazienti che ne hanno bisogno sono sempre di più. Non siamo stati bravi a rispettare le regole minime per evitare il contagio. Troppi aperitivi, troppi spostamenti inutili, troppi assembramenti e troppa troppa incoscienza.
Siamo in guerra. E non lo abbiamo capito. Non abbiamo più i punti di riferimento di chi c’è stato. Di chi sa cosa vuol dire. Questa è una guerra diversa. Non siamo sotto le bombe, non ci sparano addosso. Siamo a casa, comodamente sul divano. Ma combattiamo un nemico molto più insidioso proprio perché invisibile. I nostri nonni hanno vissuto cinque anni di privazioni. Con lo stesso rischio di morire. Ma avevano la salute e la forza di potersi difendere. Potevano scegliere di morire con le armi in pugno. Di contestare un regime, di combattere le forze d’occupazione. La nostra battaglia è solitaria; combattiamo in isolamento. Ma dobbiamo combattere. Per i nostri figli. Per il nostro essere uomini con un senso civico.
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