L’iniziativa è organizzata da Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale, ANBI e ANCI Toscana e dai Consorzi di Bonifica 2 Alto Valdarno, 3 Medio Valdarno e 4 Basso Valdarno
Hanno preso ufficialmente il via i lavori di “Un patto per l’Arno”, il Contratto di Fiume che abbraccia l’intera asta fluviale del grande corso d’acqua toscano. Un accordo siglato dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale, insieme ad Anbi Toscana, Anci Toscana, ai Consorzi di Bonifica 2 Alto Valdarno, 3 Medio Valdarno e 4 Basso Valdarno e ai 49 Comuni (tutti i rivieraschi più alcuni limitrofi al fiume). Un ‘contratto dei contratti’ nato con l’obbiettivo di raccogliere e valorizzare le iniziative green attorno all’Arno.
Nuova tappa del percorso è stato oggi il webinar “L’Arno che verrà. Idee e progetti per il nostro fiume nella Giornata Mondiale della Terra”. I temi all’ordine del giorno sono stati tanti: protezione civile, manutenzione e riqualificazione partecipata dei territori fluviali, ambiente, volontariato, ricerca, processi di governance per la riduzione dei rischi ambientali. E ancora energie rinnovabili, acqua e agricoltura, turismo, navigabilità, pesca, canottaggio e ciclovie, recupero delle plastiche e tutela degli ecosistemi fluviali.
Sono intervenuti Maddalena Mattei Gentili, della direzione generale per la sicurezza del suolo e dell’acqua del Ministero della Transizione Ecologica; l’onorevole Chiara Braga della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; Francesco Vincenzi presidente nazionale di ANBI; Monia Monni assessore regionale all’ambiente per la Toscana; Massimo Lucchesi segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale; Matteo Biffoni presidente di Anci Toscana; Marco Bottino presidente di Anbi Toscana e del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno; Serena Stefani presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno e vicepresidente di Anbi Toscana; Maurizio Ventavoli presidente del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno; Massimo Bastiani coordinatore del Tavolo nazionale dei contratti di fiume, Antonino Melara dell’assessorato regionale toscano all’agricoltura, Paola Bertuccioli del Dipartimento della Protezione Civile.
«Nell’ambito dell’Osservatorio nazionale dei Contratti di fiume questo progetto è molto rilevante perché coinvolge numerosissimi stakeholder e Comuni – ha detto Maddalena Mattei Gentili, della direzione generale per la sicurezza del suolo e dell’acqua del MiTE -. Il punto debole dei Contratti di Fiume è la mancanza di una linea di finanziamento dedicata; il Ministero è al lavoro per includerli negli interventi su prevenzione, cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico della politica di coesione 2021-2027 e stimolare e supportare le Regioni perché lo possano inserire nei loro strumenti di programmazione».
«L’auspicio è che gli impegni della risoluzione, pensata proprio nella logica di consolidare gli strumenti di finanziamento dedicati, si traducano in una serie di azioni di rafforzamento delle politiche di sostegno ai Contratti di Fiume – ha detto l’onorevole Chiara Braga della Commissione Ambiente della Camera dei deputati, fra le promotrici di una risoluzione sui Contratti di fiume approvata lo scorso novembre -. Il valore del Contratto del Fiume Arno assume una rilevanza particolare sia per la sfida di mettere insieme tanti soggetti sia per il suo valore simbolico, dato che interessa uno dei fiumi più importanti del Paese».
«Il progetto toscano è un esempio virtuoso e concreto per tutto il Paese, anche perché si colloca all’interno dell’area urbana: questo valorizza ancora di più il lavoro dei Consorzi, perché i cittadini possono rendersi conto di quanto sia importante l’attività di prevenzione attraverso la manutenzione, anche con scopi diversi dalla sicurezza idraulica – ha commentato Francesco Vincenzi presidente nazionale di ANBI -. Il valore aggiunto in questo caso è avere i cittadini che condividono la pianificazione su cosa occorre fare all’interno di un tratto di fiume. Credo che la partecipazione dal basso valorizzi ancora di più il lavoro delle istituzioni sul territorio».
«La Regione Toscana ha investito molto per ridurre il rischio idraulico e vogliamo proseguire in questo senso. Proprio la prossima settimana – ha annunciato l’assessore all’Ambiente della Regione Toscana Monia Monni – partiranno i lavori per la cassa d’espansione di Pizziconi 2 che riguardano la sicurezza dell’Arno. Ma i lavori di difesa vanno affiancati sempre più alla valorizzazione dei nostri corsi d’acqua, che devono essere sempre più percepiti come risorsa. E il Contratto di Fiume è fondamentale, perché è un vero e proprio patto fra tutti gli attori che operano sul fiume. Servono però risorse e una programmazione certa, con un orizzonte temporale più ampio».
«L’obbiettivo alla base del Patto per l’Arno è quello di codificare a livello di distretto un ‘contratto dei contratti’ per dare indicazioni generali a tutti i soggetti che stavano già lavorando ai Contratti di Fiume nei vari tratti e avere un pacchetto di progetti concordati per essere pronti a sfruttare le linee di finanziamento che si presenteranno – ha spiegatoMassimo Lucchesi segretario dell’Autorità di Bacino dell’Appenino Settentrionale –. Per noi è un inizio esaltante perché applicare il Contratto all’Arno, il quarto fiume d’Italia, significa creare un percorso che può essere d’indicazione per gli altri territori».
«I Consorzi credono nei Contratti di Fiume e si pongono volentieri come coordinatori di così tante proposte – ha detto Marco Bottino presidente di ANBI Toscana e del CB3 Medio Valdarno –: è il momento di farlo in particolare in Toscana, regione che più di altre ha investito in manutenzione e prevenzione, con risultati visibili sul territorio. Sull’Arno ci sono tanti interessi positivi ma anche molti problemi da risolvere – ha spiegato Bottino passando la parola a Roberto Lubrano della start up Blu Eco Line che ha illustrato un progetto per la rimozione della plastica nell’Arno -. L’80% della plastica che finisce in mare deriva dai fiumi – ha concluso Bottino -. Questi progetti, soprattutto se portati avanti dai giovani, possono fare la differenza».
«In questi anni è avvenuto in piccolo miracolo – ha detto Matteo Biffoni presidente di Anci Toscana –. L’Arno rischiava di essere un problema, di portare soprattutto disagio ai nostri territori: oggi invece il fiume è diventato uno spazio di sviluppo, di crescita, di salvaguardia dell’ambiente, un’opportunità di lavoro e di svago. Il grande risultato è stato riuscire a mettere insieme garanzia di sicurezza e sviluppo rispettoso della natura. Una felice intuizione, che ha dato personalità a una nuova e felice idea di rapporto con l’Arno. I Comuni naturalmente sono particolarmente interessati a stare dentro questo percorso e non faranno mai mancare partecipazione e sostegno».
«Nel nostro comprensorio abbiamo pensato dividere il tratto dell’Arno in tre contratti fiume: H2O Casentino, Abbraccio d’Arno e Acque d’Arno – ha spiegato Serena Stefani presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno -. Abbiamo già registrato l’estate scorsa un grande interesse della comunità. Il Covid ha fatto riscoprire ai cittadini gli spazi verdi vicino casa per trovare momenti di relax sui fiumi. È emersa con forza la necessità di abbinare la sicurezza idraulica con la salvaguardia ambientale, attraverso una serie di buone pratiche: siamo convinti che un equilibrio fra questi due mondi, troppo spesso in contrapposizione, sia possibile. Occorre poi una politica attenta sulla montagna perché metterla in sicurezza significa mettere in sicurezza anche i tratti a valle. Occorre quindi impegnarsi nella ricerca di fondi ad hoc».
«Sul territorio del CB4, che va da Capraia e Limite fino alla foce, cureremo in particolar modo due aspetti: la navigabilità, sia scopo turistico che sportivo, e il tema della raccolta di macroplastiche – ha spiegato Maurizio Ventavoli presidente del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno -. In questo senso è già in fase di sperimentazione un progetto in collaborazione con l’Università di Pisa che ha dato ottimi risultati, grazie all’installazione di barriere che intercettano la plastica sui canali minori. Ora stiamo valutando come agire su corsi d’acqua più grandi come l’Arno o già sui suoi affluenti, bloccando quindi le plastiche prima ancora che si riversino nel fiume».
«Quando si parla di Arno si parla di uno dei maggiori e dei più evocativi fiumi italiani, non solo per le caratteristiche fisiche ma anche per il suo valore identitario e simbolico – ha detto Massimo Bastiani coordinatore scientifico del Tavolo nazionale sui contratti di fiume -. E c’è un crescente interesse a essere protagonisti della storia dei propri fiumi. Un protagonismo a cui bisogna dare gambe, trasformando criticità in opportunità, creando nuove alleanze e favorendo una governance che migliori la gestione del territorio. La sfida principale del Patto dell’Arno è quella di armonizzare linguaggi, visioni e obbiettivi, operando un esercizio di futuro».
«Il ruolo dell’agricoltura all’interno dei Contratti di Fiume deve essere sempre più incisivo. Possiamo dare il nostro apporto valorizzando i comportamenti delle nostre imprese agricole – ha detto Antonino Melara, dell’assessorato regionale toscano all’agricoltura -. Le nostre misure vanno nella direzione di mettere in atto politiche di tutela dell’acqua e del suo uso. E vediamo i Consorzi come un braccio operativo importantissimo: a volte si sottovaluta il loro ruolo in tema di irrigazione. Ci ripromettiamo un nostro coinvolgimento maggiore: dovremo avere un ruolo propositivo, anche in sinergia con le organizzazioni professionali».
«In questo percorso credo che vada sempre ricordato il ruolo della sicurezza: dev’esserci una comunità resiliente anche rispetto alla sicurezza e al rischio alluvione – ha detto Paola Bertuccioli, del dipartimento Nazionale della Protezione Civile -. È importante che si tenga sempre presente che esiste una quota di rischio residuo e i cittadini devono esserne coscienti e conoscere le norme di autoprotezione necessarie. In questo senso la Protezione Civile lavora a livello nazionale e locale e fa anche attività d’informazione, attraverso iniziative d’informazione come “Io non rischio”, che coinvolge le associazioni di volontariato presenti sul territorio».
La segreteria organizzativa del webinar è stata curata da: Marco Cantini (che ha curato anche la regia), Marco Alossa, Elena Bartoli, Roberta Della Casa, Lisa Ciardi, Sara Di Maio, Marina Lauri, Sandro Matteini, Ilaria Nieri, Roberta Rosati, Paola Saviotti, Caterina Turchi, Iris Vaiarini.
L’elenco dei 49 Comuni aderenti al Patto per l’Arno
Comprensorio CB2: Arezzo, Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chiusi della Verna, Civitella in Val di Chiana, Figline e Incisa, Laterina Pergine Valdarno, Montevarchi, Ortignano Raggiolo, Pelago, Poppi, Pratovecchio Stia, Reggello, Rignano sull’Arno, San Giovanni Valdarno, Subbiano, Terranuova Bracciolini, Castiglion Fibocchi, Chitignano, Montemignaio, Talla.
Comprensorio CB3: Bagno a Ripoli, Campi Bisenzio, Carmignano, Empoli, Fiesole, Firenze, Lastra a Signa, Montelupo Fiorentino, Pontassieve, Scandicci, Signa.
Comprensorio CB4: Calcinaia, Capraia e Limite, Cascina, Castelfranco di Sotto, Cerreto Guidi, Fucecchio, Montopoli in Valdarno, Pisa, Pontedera, San Giuliano Terme, San Miniato, Santa Croce sull’Arno, Santa Maria a Monte, Vicopisano, Vinci.
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