L’appello della Fondazione Pubbliche Assistenze, alla presentazione del bilancio sociale di Rete Pas: l’offerta dei servizi non può dipendere da pochi decisori seguendo la sola logica del mercato
Firenze, 19 ottobre 2024 – Come stanno insieme welfare e impresa? La risposta arriva dall’impresa sociale, modello che nasce come costola del volontariato e che a Firenze può contare su diverse esperienze nel campo della diagnostica e delle prestazioni ambulatoriali. In una Toscana dove le liste d’attesa per un’analisi o una visita specialistica hanno spesso tempi lunghissimi, il privato sociale punta a essere ancor più un’opzione e un interlocutore per le istituzioni. Se ne è parlato stamani a Spazio Reale, a San Donnino (Campi Bisenzio) alla Conferenza dei Servizi della Fondazione Pubbliche Assistenze, l’impresa sociale che in provincia di Firenze gestisce il circuito di ambulatori di RetePas: una rete, quella di Pas appunto, che è uno dei principali soggetti del settore nell’area fiorentina, nata nel 2012 e cresciuta nel tempo da 2 presidi a 13, tutti convenzionati con la ASL, in 8 comuni dell’area metropolitana fiorentina: oltre 300 operatori sanitari in tutte le discipline specialistiche compresa la diagnostica di ultima generazione e.
Presenti all’iniziativa, dal titolo ‘Il privato sociale al servizio della comunità’, la vice presidente della regione Stefania Saccardi, i consiglieri regionali Marco Niccolai e Fausto Merlotti, il presidente e il direttore di Fondazione Pas, rispettivamente Mario Pacinotti e Riccardo Corsi, il presidente di Anpas Toscana, Dimitri Bettini, e il direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio, il virologo Fabrizio Pregliasco che moderati dalla giornalista Chiara Daino hanno dato vita a un confronto sui temi della gestione dei servizi e delle liste d’attesa su base regionale.
L’obiettivo della giornata non è solo quello di entrare nel modello dell’impresa sociale, che ha l’obbligo di destinare gli utili a finalità sociali e che nel caso della Fondazione Pas reinveste completamente le proprie risorse sul territorio fiorentino, ma anche di ribadire che in una fase di inevitabile interesse degli investitori per il “mercato sanitario” realtà come la Fondazione e le Pubbliche Assistenze di Rete Pas, ad oggi ben 10, (Firenze Isolotto, Firenze Nord, Scandicci, Pontassieve, San Donnino, Caldine, Greve in Chianti, Montelupo, Montespertoli, Capraia e Limite) possono essere un sistema di interlocuzione per garantire non solo una sanità accessibile con tempi di attesa equi e prestazioni a tariffe sociali ma anche meccanismi di coesione sociale e sussidiarietà che stanno alla base di ogni sistema sanitario pubblico efficiente.
«Siamo nati dalle Pubbliche Assistenze – ha detto il presidente di Fondazione Pas, Mario Pacinotti – oggi i soci nell’area fiorentina sono oltre 100mila su una popolazione di 600mila persone. Se leggiamo unitariamente il sistema garantiamo, oltre alle prestazioni ambulatoriali del privato sociale, attività socio-sanitarie dal volontariato come trasporti sanitari ordinari, d’emergenza e sociali, protezione civile, assistenza domiciliare, progettualità varie, in parte convenzionate con gli enti pubblici, la Asl, in parte gratuite, per circa 300mila ore/anno».
«Ci domandiamo – aggiunge il direttore di Rete Pas Riccardo Corsi – se nella logica delle sinergie, le convenzioni con gli enti pubblici che interessano il nostro sistema (Fondazione e Pubbliche Assistenze) debbano restare separate su tavoli di tanti enti o se la Regione possa pensare a un accordo quadro che legga la complessità e ricchezza di questi sistemi, li valorizzi ma ne tragga anche economie per il pubblico. In questi anni – aggiunge Pacinotti – il sistema delle strutture private fiorentine è stato oggetto di massicce acquisizioni ed aperture da parte di società multinazionali, assicurazioni e fondi di investimento finanziari. Ovviamente non abbiamo nessun pregiudizio verso questo mondo col quale ci confrontiamo alla pari apprezzandone anche le qualità gestionali ma non possiamo negare che ci preoccupa uno scenario in cui l’offerta dei servizi dipende da pochi decisori in una logica di mercato».
«Apprezziamo in pieno – questo il giudizio del presidente Mario Pacinotti – la scelta coraggiosa del direttore generale della ASL Toscana Centro, la prima nella nostra Regione, di destinare dal 2025 la quasi totalità delle risorse per gli istituti convenzionati ad un sistema aperto a tutti gli erogatori accreditati e che garantisca il massimo della scelta per gli utenti. Era questa una delle nostre richieste già dal 2022. Ci sono però zone dell’area fiorentina, – che in economia si chiamerebbero a “a fallimento imprenditoriale”: noi siamo presenti, su richiesta delle istituzioni, in almeno due di queste aree, a Greve e a Montespertoli, due comuni dove oltretutto i servizi dei presidi territoriali sono stati ridimensionati, Ci attendevamo e ci era stato promesso che per questi territori come per altri territori deboli, la ASL avrebbe destinato risorse aggiuntive per tutelare questi presidi dal “sistema competitivo” dal quale in altre zone non ci sottraiamo. Per il momento teniamo sulle spalle il carico della perdita d’impresa di queste sedi ma chiediamo un segnale per difendere quelle comunità da un impoverimento dei servizi ma anche per evitare che la Fondazione debba supplire unicamente a costi propri».
Fondazione Pas chiederà inoltre alla Regione di spingere sui meccanismi di co-progettazione dei servizi per razionalizzare l’uso delle risorse da parte delle istituzioni e valorizzare i progetti a impatto sociale positivo, spingendo sulle imprese sociali affinché possano destinare i loro utili in coerenza ai programmi pubblici: ciò in previsione dell’avvio delle Case di Comunità e dei PIR, i Punti di Intervento Rapido pensati per alleggerire i pronto soccorso.
«Il volontariato entra a metà tra l’ambito sanitario, finanziata e gestita dalle regioni, e quello sociale, che è appannaggio dei comuni – ha commentato il presidente di Anpas Toscana, Dimitri Bettini -. In questo mezzo c’è un limbo, che è quello del sociosanitario, nel quale spesso le amministrazioni comunali si trovano senza fondi e le regioni non possono sostenerle perché finiscono sotto la lente del governo. Per questo dobbiamo sostenere la battaglia per l’autonomia differenziata delle regioni e garantire comunque nel contempo il servizio ai fragili. Da dibattere ancora c’è tanto e il decisore regionale non è certo un nostro imbuto o ostacolo. Credo che sia una partita sulla quale andrà aperto un tavolo. Importante in questo senso è stato l’Accordo con Anci, che con la sindaca Cenni stiamo sviluppando in questi giorni. Dentro ci sono, appunto, servizi come la tele medicina e altri fondamenti di presidio sociale, oltre che sanitario».
«Il Covid è stato uno stress test importante per i servizi sanitari. Credo sia importante ricordare la volontà da parte di molti dei presenti di essere parte di un’organizzazione che punti a essere attiva e protagonista di una collaborazione per preservare il Sistema Sanitario Nazionale – ha dichiarato il virologo Fabrizio Pregliasco -. Rispetto a tutte le problematiche dei bisogni di salute, Fondazione Pas raccoglie la sfida di costruire questa presa in carico. Non basta aumentare gli slot per tamponare questa situazione, occorre realizzare servizi intermedi in termini di facilitazione per avvicinare il cittadino a ciò che serve. Occorre anche lavorare in equipe multidisciplinari, nell’ottica di integrazione relativa alla presa in carico dei bisogni del cittadino . E, infine, serve far comprendere ai cittadini l’importanza della prevenzione per evitare di andare incontro a patologie croniche».
«Sulle case di comunità la percezione culturale diffusa, non solo nei cittadini alcune volte anche negli amministratori locali, è che tutto sommato sia un po’ una diminuzione rispetto alla modalità ospedaliera – ha detto il consigliere regionale Marco Niccolai -. Solo quando succedono però esperienze familiari allora le cose cambiano. Sulle case di comunità stiamo andando avanti nonostante le difficoltà. Sono cambiati i bisogni tanto che si devono anche cambiare i modelli di organizzativi e non può essere solo la parte politica a farlo. Abbiamo il mondo del volontariato che è una grande rete, un valido aiuto anche nel far maturare una diversa consapevolezza dei cittadini».
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