Un evento dedicato alle esperienze che puntano alla sostenibilità degli interventi
Fare il punto sulle attività di manutenzione gentile con l’obbiettivo di perfezionare il lavoro ed elaborare una proposta di revisione delle normative che vada nella direzione di favorire la sostenibilità degli interventi manutentivi.
Si è tenuto nella Sala Gronchi del Parco Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli (Pisa) il convegno “Più sicuri e più belli. La manutenzione gentile dei corsi d’acqua”, organizzato da ANBI Toscana
L’appuntamento si è aperto con l’intervento introduttivo di Ismaele Ridolfi responsabile delle politiche ambientali per Anbi Toscana.
«Progressivamente – ha detto Ridolfi – i Consorzi di Bonifica hanno ampliato il proprio raggio d’azione, affrontando nuove sfide e assumendo nuove funzioni. La questione ambientale è diventata quindi un tema centrale, affiancandosi a quello della sicurezza: un’esigenza colta anche dalla Regione Toscana che con specifica delibera ha dettato le linee d’indirizzo per le attività di manutenzione ordinaria, in modo tale che fossero compatibili con il contesto ambientale. Oggi i Consorzi si occupano sempre più di ambiente, con iniziative declinate su tutto il territorio, anche nella consapevolezza delle criticità legate al cambiamento climatico e dell’esigenza di agire a monte per contribuire a mitigarne gli effetti. Per questo crediamo nella necessità di una revisione della normativa che riconosca e valorizzi il ruolo dei Consorzi su politica e gestione ambientale e che disciplini la manutenzione ordinaria, recependo e superando le strette indicazioni ora vigenti che solo in parte colgono le specificità dei corsi d’acqua».
«Purtroppo ci si accorge dell’importanza della manutenzione solo in emergenza o nel momento in cui ci si trova a fare la conta dei danni – ha detto Francesco Vincenzi presidente di Anbi nazionale -. Oggi stiamo toccando con mano gli effetti dei cambiamenti climatici, ma il problema è che siamo già in ritardo: i segnali che lo scenario stava cambiando sono comparsi già 10/15 anni fa. Dobbiamo avere la forza e il coraggio di ripristinare la manutenzione e la prevenzione nell’agenda politica del nostro Paese; noi da tempo sosteniamo che serve un’azione strutturale per gestire quello che è a tutti gli effetti un territorio complesso. L’assetto attuale non è più sostenibile neanche dal punto di vista finanziario: spendiamo 5/7 volte di più sull’emergenza rispetto a quello che spenderemmo nella manutenzione ordinaria. Serve una mediazione adeguata che permetta di adattarsi ai cambiamenti climatici. È necessario avere a disposizione risorse certe e regole chiare».
«Con la delibera dedicata alle attività di manutenzione ordinaria, la Regione Toscana recepì che questa rappresentava un’attività importante per cercare di limitare il rischio idraulico e individuò i Consorzi di Bonifica come enti deputati a gestirla – ha detto Fabio Zappalorti direttore di Anbi Toscana -. Ad oggi i sei enti regionali portano avanti tali attività su circa il 50% del reticolo in gestione, operando in maniera differenziata in base alle diverse condizioni. Su tutto il territorio regionale sono attive diverse iniziative che vanno nella direzione di coniugare la tutela dei corsi d’acqua e il rispetto degli ecosistemi fluviali; anche sui tagli vegetazionali cerchiamo di avere modi di agire diversi. L’obiettivo è abbinare la manutenzione ordinaria, che ha come fine principale quello di garantire o aumentare il livello sicurezza idraulica corsi d’acqua, a una sempre crescente attenzione verso la flora e la fauna che popolano i corsi d’acqua, integrando in maniera sempre più efficace l’aspetto ambientale nella mission dei Consorzi».
«La manutenzione nasce per la sicurezza idraulica – ha detto Isabella Bonamini dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale – ma in questi anni si sta andando verso una visione più ampia. In Toscana sono presenti 750 corpi idrici superficiali e lo stato ecologico buono è raggiunto circa nel 30% casi. Per il miglioramento del restante 70% è necessario attuare una serie di misure demandate a diversi enti, coordinati nell’ambito del Piano di gestione. Con questo ciclo di pianificazione è esplicitamente previsto di attuare misure che permettano di assorbire impatti morfologici, inerenti la gestione dei corsi d’acqua, attività manutentive, di rinaturalizzazione, codificate con indirizzi di piano. In questo senso, il piano di gestione 2021-2027 dell’Autorità di Bacino, condiviso dalla Regione Toscana, ha definito una serie d’indirizzi per raggiungere gli obbiettivi di piano in cui sono ricompresi interventi volti alla manutenzione dei corsi d’acqua, incluse iniziative sperimentali. Il nostro compito è quello di fare sistema per coordinare al meglio i vari attori che agiscono su questo ambito per raggiungere gli obbiettivi prefissati».
Rosaria Montani per la Regione Toscana, ha sottolineato quanto sia importante l’attività di manutenzione per la tutela e la sicurezza idraulica, anche alla luce di ciò che rappresenta attualmente il cambiamento climatico. «Ovviamente non si fa nulla se non ci sono le risorse – ha detto Montani – la Regione Toscana riserva alla difesa del suolo un importo considerevole per interventi strutturali ma anche di tipo manutentivo. Le fonti sono diversificate: il tributo di bonifica, contributi europei, fondi della Regione e dei ministeri. Le risorse possono essere messe a disposizione per operare sul territorio, con l’obiettivo di mitigare gli effetti del cambiamento climatico ma questi interventi devono essere pianificati, monitorati e legati a una vision integrata, che rappresenti un cambio di passo verso la condivisione di strategia comune».
«Siamo reduci da un percorso molto lungo – ha detto Marco Bottino presidente di ANBI Toscana tirando le conclusioni – la difesa del suolo è di competenza dei Consorzi di Bonifica dal 1994; la legge 79/2012 ha snellito l’assetto dei Consorzi e ha affidato loro un reticolo maggiore da gestire: da lì è partita la grande sfida, fatta di nuove competenze e responsabilità, che ci vede oggi come interlocutori di un mondo ampio e variegato. Oggi il problema che ci si presenta è duplice: troppa acqua o troppo poca. Una polarizzazione che vede come protagonista principale il cambiamento climatico. Una realtà che ci costringe a resettare tutto ciò che era stato dato per assimilato: finora il ‘pericolo’ era rappresentato da fiumi grandi e medi, ora spaventano i corsi d’acqua minori. Non sempre è semplice gestire le diversità dei corsi d’acqua della Toscana; stiamo iniziando a ripensare il nostro modo di approcciarsi ai fiumi, coniugando problemi e bellezze, cercando di rendere i cittadini consapevoli di cosa sono i fiumi oggi».
La mattinata è proseguita con una serie di testimonianze, dedicate alle esperienze innovative di manutenzione gentile in Italia. Andrea Crestani di Anbi Veneto ha parlato della propria esperienza regionale. Francesca Coppola del Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Pisa si è concentrata sulle nuove strategie di controllo per i mammiferi semi-fossori sugli argini fluviali, mentre Leopoldo De Simone, assegnista di ricerca all’Università di Siena ha affrontato il tema dell’influenza di fattori ambientali, disturbo e specie aliene sulla vegetazione ripariale in Toscana meridionale. Delle strategie per quantificare la manutenzione gentile dei corsi d’acqua naturali e dei canali di bonifica ha invece parlato Federico Preti del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze.
Sulle semine di piante nettarifere a vantaggio degli impollinatori e della qualità del suolo si è concentrato l’intervento di Oana Catalina Moldoveanu del Dipartimento di Biologia dell’Unifi. Infine sul ruolo di associazioni e professionisti in rete per una gestione integrata della vegetazione in Toscana l’intervento di Laura Leone.
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