“E’ importante parlarne affinché ci sia una adeguata formazione”
Gestire il fine vita nell’area emergenziale. Un argomento complesso, che tocca diversi ambiti, da quello etico fino a quello tecnico, di cui si è parlato nel corso dell’evento formativo “L’importanza del limite nella gestione del fine vita nell’emergenza urgenza”.
Organizzato da Aies (Associazione italiana emergenza sanitaria), in collaborazione con l’Ordine delle Professioni infermieristiche di Firenze-Pistoia, il convegno si è tenuto nell’Auditorium Spadolini di Palazzo del Pegaso, sede del Consiglio Regionale della Toscana.
Tutti d’accordo i relatori nell’evidenziare che parlare di fine vita è quanto mai importante, che serve una formazione specifica sul fine vita, non circoscritta ai soli aspetti tecnici, ma estesa anche al supporto emozionale e spirituale. Questo deve essere garantito a tutti gli operatori sanitari, con l’obiettivo di prevenire fenomeni di burnout e disagio etico. Va inoltre prevista la formazione continua dei professionisti in cure palliative e assistenza al fine vita.
Durante il convegno sono intervenuti medici, infermieri, psicologi, amministratori. Tra loro, Enrico Sostegni presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Toscana; Roberto Romano, presidente Aies (Accademia Italiana Emergenza Sanitaria) e Simone Magazzini direttore del dipartimento di emergenza urgenza Ausl Toscana Centro. E ancora: Yari Bardacci, infermiere e membro del comitato etico Aies; Valentina Settimelli psicologa, psicoterapeuta, Sosd, psiconcologia Ausl Toscana Centro; Alessio Lubrani direttore Nue 112 Regione Toscana, medico Hems equipaggio Pegaso 1; Piero Paolini direttore C.O. 118 Firenze-Prato; Paola Arcadi direttore didattico del corso di laurea in infermieristica UniMi, Asst, Melegnano e della Martesana e Pio Lattarulo dirigente delle professioni sanitarie in Asl di Taranto sanitario, entrambi membri del comitato etico Aies.
Parafrasando le parole di Enrico Sostegni, è importante che il fine vita «diventi un tema di discussione tra i cittadini, nella comunità, nell’organizzazione del sistema sanitario. Curare vuol dire dare il massimo sostegno quando è possibile fornire una risposta ai problemi di salute, ma anche considerare che c’è una fine della vita e che quindi non bisogna accanirsi nei momenti in cui è più opportuno accompagnare le persone nel loro ultimo tratto di percorso esistenziale».
A fare gli onori di casa, il presidente di Opi Firenze-Pistoia David Nucci: «Nella gestione del fine vita sicuramente il limite è un concetto fluido ed è legato all’idea che il professionista si fa e si costruisce in base alla propria esperienza di vita, di lavoro e ai propri credo etici e bioetici. È importante quindi parlarne, in modo da portare il professionista a riflettere e a condividere idee e strategie di cura per i nostri assistiti. Dal convengo sono emersi alcuni spunti che ci portano a profonde riflessioni – ha aggiunto Nucci – in particolare sul concetto di team multiprofessionali, di applicazione delle disposizioni anticipate di trattamento e sul tema delle convinzioni etiche del professionista».
«Stiamo attendendo che il codice deontologico venga aggiornato e rivisto al più presto per allinearci su questo tema cruciale per la cura del paziente – ha chiosato Pio Lattarulo, dirigente delle professioni sanitarie in Asl di Taranto e membro del comitato etico di Aies –. I professionisti sanitari devono confrontarsi con il limite. Occorre un continuo dialogo alla ricerca di cosa è più giusto, sentendo le preferenze di ogni paziente, in linea con i suoi valori e con quelli delle professioni per trovare la strada migliore verso la cura più adeguata».
Soddisfatto della riuscita del convegno Roberto Romano, presidente Aies, (Accademia Italiana Emergenza Sanitaria). «Parlare di temi come il fine vita non è mai semplice – ha dichiarato -. Questa giornata rappresenta un seme che abbiamo voluto provare a gettare, credo riuscendoci. Questo corso ha toccato sia gli aspetti tecnici della professione che quelli etici e psicologici. L’approccio in emergenza alle varie tipologie di pazienti, in particolar modo quelli oncologici ed end stage, deve tenere conto del possibile outcome».
In linea anche Paola Arcadi, direttore didattico del corso di laurea in Infermieristica, Unimi, Asst Melegnano e della Martesana e membro del comitato etico di Aies. «Abbiamo avuto modo di riflettere su una parola chiave della cura, che è la parola limite – ha detto -. Spesso pensiamo che il limite sia qualcosa che chiude: oggi invece abbiamo parlato di quanto il limite nella gestione del fine vita nell’emergenza urgenza sia invece una possibilità di cura, fondata sull’ascolto e la condivisione delle decisioni in un terreno così fragile come quello dell’emergenza urgenza».
Lascia un commento