Il racconto di Elena su come avviene la “truffa del codice a 6 cifre”
«Ero sovrappensiero, ho risposto a un sms di un’amica e dopo poco il mio profilo Whatsapp era già in tilt». Inizia così il racconto di Elena, una ragazza di Signa (Fi) che qualche settimana fa si è ritrovata derubata della sua identità sull’applicazione di messaggistica istantanea. Tutta colpa di una vera e propria “catena di Sant’Antonio” messa in atto da truffatori che inviano un sms facendolo partire dal nome di una persona registrato nella nostra rubrica, a sua volta già truffata in precedenza. Il messaggio incriminato chiede di rimandare indietro al mittente un codice inviato per sbaglio. Chi, come Elena, viene preso alla sprovvista e in quel momento legge l’sms in velocità, è facile che risponda alla richiesta senza starci troppo a riflettere. Ed è proprio allora che scatta la truffa, dato che il codice richiesto è proprio quello di autenticazione per Whatsapp.
«Il messaggio è arrivato da un mio contatto a sua volta truffato – spiega -. Gli hacker si sono dunque potuti inserire nei miei gruppi, hanno potuto accedere alla mia rubrica e rubare altri numeri telefonici a cui inoltrare la stessa richiesta». Elena spiega come questo sia solo il primo passo di una truffa che può diventare più grave. «Chi fa queste operazioni ha l’obbiettivo di trovare “falle” per entrare nei conti correnti e derubare chi ci casca – dice -. E infatti dopo qualche giorno dal furto d’identità su Whatsapp mi è arrivato un sms che sembrava inviato dalla mia banca in cui mi veniva comunicato di aver ricevuto un accredito di 400 euro e che per visualizzarlo avrei dovuto accedere, con le credenziali del conto bancario, a un link che mi veniva indicato».
Elena si è rivolta nell’immediato alla Polizia Postale che le ha suggerito di recarsi dai Carabinieri per denunciare la situazione. «Ho segnalato alle Forze dell’Ordine il numero che si era sostituito al mio sul profilo dell’applicazione di messaggistica, che per fortuna era visualizzabile dai miei amici. Chi si è sostituito a me non ha potuto però accedere alle foto scambiate nelle chat e alle conversazioni precedenti, in quanto criptate. Ho potuto riprendere possesso del mio profilo dopo sei ore. Dopo quanto accaduto vorrei consigliare di denunciare sempre ai Carabinieri questo tipo di situazioni per avere modo di dimostrare l’estraneità a eventuali illeciti che potrebbero essere commessi in futuro con la propria identità da terze persone». Oltre al danno sarebbe meglio evitare anche la beffa, dunque.
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